Il credente difende la vita e la creazione e non può rimanere “a braccia conserte davanti a tanti diritti annientati impunemente”. E’ la forte richiesta che stamani il Papa ha fatto ai partecipanti al Primo Incontro “America in dialogo. La nostra casa comune”. Francesco auspica in questo senso una profonda collaborazione fra le religioni. Il Simposio, iniziato ieri presso l’Auditorium Agostinianum, è promosso dalla Organizzazione degli Stati Americani e dall’Istituto del Dialogo Interreligioso di Buenos Aires, con la collaborazione del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Circa 200 persone hanno preso parte all’udienza nella Sala del Concistoro, in Vaticano. Il servizio di Debora Donnini:
E’ la cura della casa comune, a partire dall’Enciclica Laudato si’, al centro dei questo primo incontro dell’America in dialogo. Un tema caro a Francesco che non solo gli ha dedicato l’Enciclica, ma ha istituito la Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato, di carattere ecumenico, celebrata quest’anno per la seconda volta, la scorsa settimana, e coronata da un suo Messaggio. Francesco apprezza questo Primo Incontro “America in dialogo”: un’iniziativa importante non solo per il Continente americano, ma per tutto il mondo. E torna a sottolineare che bisogna scommettere su “un’ecologia integrale” che rispetti il creato e consideri l’essere umano come “culmine della creazione”. Per il Papa, le religioni sono, quindi, fondamentali perché riconoscono Dio nella bellezza della creazione e sono chiamate a diffondere un’attitudine responsabile. E devono promuovere una “educazione integrale”:
Le religioni devono cooperare per difendere la vita e i diritti umani
Centrale è soprattutto la “cooperazione interreligiosa”, basata su un dialogo rispettoso e fondato sulla propria identità, così ogni incontro potrà essere un seme da cui crescerà un albero ricco di frutti.”Se non esiste rispetto reciproco, non esisterà dialogo interreligioso”, dice il Papa ribadendo che “il credente è un difensore della creazione e della vita” :
“No puede permanecer mudo…
Non può rimanere muto o a braccia conserte di fronte a tanti diritti annichiliti impunemente”.
L’uomo e la donna di fede devono, infatti, “difendere la vita in tutte le sue tappe”: dall’integrità fisica alle libertà fondamentali, come quella di coscienza, di religione, di pensiero, afferma Francesco. Dio è l’artefice della creazione e noi “strumenti nelle sue mani” per far sì che tutti siano rispettati nella loro dignità e possano realizzarsi come persone.
Collaborare anche con i non credenti
Il mondo ci osserva come credenti per vedere quale è la nostra attitudine e “ci chiede che collaboriamo fra noi” e con gli uomini di buona volontà che non professano alcuna religione. Questo per dare risposte effettive alle tante piaghe del nostro mondo: la fame, la miseria, la guerra, la crisi ambientale e quella della famiglia e soprattutto “la mancanza di speranza”:
“El mundo de hoy sufre y necesita nuestra ayuda…
Il mondo di oggi soffre e ha bisogno del nostro aiuto, lo sta chiedendo”.
E questo è lontano da qualsiasi concezione proselitistica. Purtroppo, però, “constatiamo con dolore che a volte il nome della religione viene usato per commettere atrocità, come il terrorismo”:
“Es necesario condenar de forma conjunta …
E’ necessario condannare in forma congiunta e netta queste azioni abominevoli e prendere le distanze da tutti coloro che cercano di avvelenare gli animi”.
Incontri come il presente sono, quindi, importanti proprio per mostrare i valori positivi delle religioni e dare speranza. E’ necessario condividere dolori e speranze per camminare assieme, “prendendoci cura uno dell’altro”:
“Qué bueno sería dejar el mundo mejor…
Sarebbe una cosa buona lasciare il mondo migliore rispetto a come lo troviamo”.
E Francesco ricorda un dialogo di un paio di anni fa quando un entusiasta della cura della casa comune disse: ‘Dobbiamo lasciare ai nostri figli un mondo migliore!’. ‘Ma ci saranno figli per questo?’, rispose l’altro…”.
L’incontro si realizza nell’anno dedicato al Giubileo della Misericordia: ciò ha un valore universale che abbraccia anche i non credenti perché “l’amore di Dio misericordioso – spiega il Papa – non ha limiti”: “né di cultura, né di razza, né di lingua, né di religione”, abbraccia “tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito”. L’amore di Dio avvolge tutta la sua creazione. Il Papa ricorda che in questo senso i credenti hanno una responsabilità e auspica che l’Anno giubilare sia un’occasione proprio per andare incontro al fratello che soffre così come difendere la casa comune:
“Cada ser humano es el regalo…
Ogni essere umano è il regalo più grande che Dio ci può dare”.
L’invito ai partecipanti è dunque quello di promuovere iniziative insieme, costruendo un mondo “più umano” dove “tutti siamo necessari”.
fonte: radiovaticana