Famoso nel Medioevo in gran parte di Europa, sant’Albino di Angers è un vescovo che visse a cavallo tra V e VI secolo. Scacciava i demoni e liberava chi era prigioniero dei pirati.
Marzo si apre con la memoria liturgica di sant’Albino di Angers. Si tratta di un santo vissuto tra il V e i VI secolo che divenne molto popolare e venerato nel Medioevo. La sua venerazione si diffuse in vari paesi europei come Inghilterra, Germania e Polonia.
Il Martirologio Romano lo ricorda così: “Ad Angers nella Gallia lugdunense, ora in Francia, sant’Albino, vescovo, che biasimò con forza i costumi superbi dei potenti e con impegno promosse il III Concilio di Orleans per il rinnovamento della Chiesa“.
Nacque da una nobile famiglia a Vannes, in Bretagna intorno al 470. Diventò monaco fin dalla giovinezza e poiù, più adulto, nel 504, fu abate del monastero di Tintillac. Guidò l’abbazia in modo esemplare per 25 anni, suscitanto la stima e l’ammirazione di molti.
Lo dimostra il fatto che nel 529 fu nominato vescovo per acclamazione popolare. Anche nel suo ministero episcopale si manifestò come un buon pastore prendendosi cura amorevolmente delle anime che gli erano state affidate.
Si impegnò per sradicare costumi sbagliati dell’epoca come le nozze incestuose. Durante il governo della dinastia merovingia prese parte ai concili di Orleans del 538 e 541. Esortava ad una purezza morale e per questo ebbe l’ostilità di alcuni nobili e vescovi. Ricevette però il sostegno di san Cesario di Arles, che lo appoggiò più volte.
Magnanivo e dispobile ai bisogni degli altri sant’Albino si prodigava ad aiutare tutti coloro che erano in difficoltà. Si impegnava a liberare chi era stato fatto prigioniero dai pirati e riusciva a restituir loro la libertà. Per lungo tempo, nelle epoche in cui c’era il pericolo dei pirati sant’Albino era invocato come protettore da questi uomini crudeli e delinquenti.
Andava a far visita ai carcerati mostrando il volto misericordioso di Dio. Si narra un episodio: un giorno andò a trovare una donna che era stata denunciata dai suoi creditori e che in prigione veniva crudelmente maltrattata. Sembra che un soldato che si era rifiutat di farlo passare cadde morto ai suoi piedi. Sant’Albino pagò i debiti della donna che così fu di nuovo libera.
Un’altra leggenda racconta che una volta Albino pregò fino a notte per alcuni uomini imprigionati nella Torre di Angers. All’improvviso una grande pietra crollò dal muro, permettendo loro la fuga.
Un’altra attività che lo caratterizzava era quella esorcistica. Scacciava i demoni liberando chi ne era vessato. La fama di santità era forte anche quando era ancora in vita e tanto più si accrebbe dopo la sua morte avvenuta nel 550.
Venanzio Fortunato fu tra i suoi primi biografi e scrisse una Vita in cui narrava di lui. Lo scrittore era tra coloro che contribuirono a diffonderne il culto. Un culto che fu ampio in tutt ala Francia, e che si estese agli altri Paesi europei con facilità.
Dopo il 556 le sue reliquie furono solennemente riesumate al cospetto del vescovo di Parigi, san Germano, e furono trasferite in una chiesa diversa da quella in cui erano state poste inizialmente, presso cui fu eretta la grande abazia che porta il suo nome.
Anche se la chiesa è poi andata distrutta, oggi sopravvive ancora una torre risalente al XII secolo e gli edifici conventuali che furono ricostruiti nel XVII secolo.
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