Oggi 10 marzo è San Macario di Gerusalemme: l’autore del Credo con cui affermiamo la nostra fede

San Macario di Gerusalemme fu vescovo al tempo del Concilio di Nicea e diede il suo importantissimo contributo con la stesura del Credo. 

San Macario di Gerusalemme
San Macario di Gerusalemme – lalucedimaria.it

Tra gli elementi distintivi di san Macario di Gerusalemme, che si ricorda oggi 10 marzo, c’è innanzitutto il suo ruolo di primo piano nella stesura del Simbolo niceno, ovvero il Credo che fu formulato nel corso del Concilio di Nicea.

È la nostra professione di fede, in cui sono contenute le principali verità di fede. Ma non è l’unico motivo per cui si commemora la figura di questo grande santo del IV secolo.

Di san Macario non si hanno moltissime informazioni, ma è certo che fu vescovo di Gerusalemme nel periodo definito della “pace costantiniana“, quando cioè, sotto l’imperatore Costantino, ci fu un tempo di prosperità per il cristianesimo.

Santo di oggi 10 marzo: San Macario di Gerusalemme

Il nome Macario significa “felice, beato”. È nel 312 che diventa vescovo di Gerusalemme, quando la Città Santa si chiamava Aelia Capitolina. Dopo la distruzione del Tempio nel 70, i Romani avevano distrutto la città per poi ricostruirla con un nuovo nome e l’edificazione di templi pagani.

Così, san Macario, nel suo ruolo di pastore, prese importanti decisioni ed operò come difensore della fede. Fece abbattere il Campidoglio e fece riemergere l’area del Calvario e del Sepolcro dove in seguito sorgerà la basilica della Resurrezione.

Quando sant’Elena ritrovò la Croce di Cristo il suo ruolo fu decisivo nell’identificarla. Dovette affrontare il contrasto alle eresie che circolavano all’epoca e fu strenua e decisa la sua lotta all’arianesimo con la collaborazione di sant’Alessandro di Alessandria. Ario, in una sua lettera a Eusebio di Nicomedia fa riferimento a lui e alla sua netta opposizione.

La formulazione del Credo niceno

Nel 325, quando a Nicea, ebbe luogo il grande Concilio, ricordato fino per sempre nei secoli, san Macario ebbe un grande compito. Fu essenziale il suo contributo alla stesura del Simbolo, ovvero il Credo. Diede la definizione di consustanzialità di Padre, Figlio e Spirito Santo, che fu poi completata al concilio di Costantinopoli del 381.

Anche nel contesto conciliare si inserì attivamente nelle controversie che riguardavano l’arianesimo e si oppose fermamente ai sostenitori dell’eresia. Risulta essere il primo tra i vescovi della Palestina ad aver sottoscritto il Concilio di Nicea.

Sant’Atanasio, nella sua lettera enciclica ai vescovi di Egitto e Libia, pone il nome di Macario, nonostante fosse  morto da molto tempo, tra i vescovi famosi per la loro ortodossia. L’imperatore Costantino, alla fine del Concilio di Nicea, chiese a Macario di cercare i siti della Resurrezione e della Passione. Gli scrisse anche una  lunga lettera in cui ordinava l’edificazione di una sontuosa chiesa sul luogo: prendeva così avvio la prima costruzione cristiana della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

Il Martirologio Romano ricorda questi come dati fondamentali per comprendere la figura di san Macario con queste parole: ““A Gerusalemme san Macario, Vescovo e Confessore, per consiglio del quale Costantino Magno e la beata Elena, sua madre, purificarono i luoghi santi e li abbellirono di sacre Basiliche”.

Le chiese dell’Anastasis (Risurrezione) e del Martyrion, che componevano la basilica di Costantino, furono consacrate il 14 settembre del 335. Costantino scrisse anche un’altra lettera indirizzata “a Macario e a tutti i vescovi della Palestina” per costruire una chiesa a  Mamre, dove si trovava un altro santuario pagano.

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