Martin Pistorius racconta la sua esperienza di coma
La morte è ciò che più ci spaventa durante la nostra esistenza, ci fa interrogare su come spendiamo il nostro tempo nella vita terrena e condiziona il nostro modo di agire e pensare. Spesso, nel caso in cui ci si trovi di fronte alla scelta di mantenere in vita una persona che amiamo in stato di coma questo pensiero diventa ingombrante ed i parenti tendenzialmente perdono la speranza optando per lo spegnimento dei respiratori artificiali. Senza volerci inoltrare più di tanto sulla questione eutanasia, in questo articolo vi parliamo della storia incredibile di Martin Pistorius.
Questo ragazzo inglese a 12 anni, mentre era in Sudafrica con la scuola, ha perso le sue capacità motorie, dagli accertamenti medici è stata riscontrata una malattia neuro degenerativa che lo avrebbe ridotto come un vegetale. La sua famiglia sconvolta ma determinata a sostenere l’amato figlio durante questa malattia gli è stata sempre accanto, poi un giorno Martin è entrato in coma, un coma durato 10 anni. In questo periodo, racconta la madre, la disperazione superava di gran lunga la speranza: “Un giorno mi avvicinai al suo letto e gli dissi, voglio smettere di farti soffrire non ti posso vedere in questo stato”, ma Dio mi chiede di non farlo, la donna non poteva immaginare che nonostante il figlio fosse in coma era in grado di comprendere tutto quello che succedeva attorno a lui.
Martin, infatti, si è risvegliato dal coma dopo 12 anni, ma adesso che riesce finalmente ad interagire con il mondo esterno ha confessato di aver ripreso coscienza quando aveva 14/15 anni, solo che non riusciva a muovere il suo corpo “Sentivo tutto quello che accadeva intorno a me, percepivo la disperazione dei miei parenti ma non potevo reagire”. Durante questo terribile periodo Martin è stato testimone di vari gradi di abusi nei suoi confronti e nei confronti degli estranei perché le persone, convinte di essere davanti ad un fantasma non si curavano ne della sua presenza ne della sua sensibilità.
Quando raggiunse i 22 anni un medico si accorse che Martin era in grado di reagire agli stimoli, da quel giorno con un lungo periodo di terapia lo hanno aiutato a riacquistare le capacità motorie (Martin adesso riesce a muovere la parte superiore del corpo) e, con l’aiuto di un computer, a relazionarsi con gli altri. Nel momento in cui Martin si è reso conto di poter comunicare ha pensato: “ Grande, mi posso relazionare con le persone, ma adesso qual è il prossimo passo?”. Così con l’aiuto della famiglia ha ripreso una vita normale, ha preso moglie ed ora è deciso a diffondere la sua storia per aiutare chi come lui vive una situazione del genere: “Voglio che le persone capiscano che si trovano di fronte ad un essere umano che merita rispetto, che sia consapevole o meno di ciò che accade, e voglio fare capire a chi invece si trova in quella condizione che non deve mai perdere la speranza, perché la mente è uno strumento formidabile”.