Definito Doctor Mysticus, è il sacerdote carmelitano che fu amico di santa Teresa d’Avila e che sperimentò come attraversare la notte oscura dell’anima.
San Giovanni della Croce, che si ricorda oggi 14 dicembre, ha lasciato alla Chiesa una profonda dottrina mistica con un percorso verso la santità che attraversa anche il buio dell’anima.
Era nato a Fontiveros, un villaggio della Castiglia vicino Avila con il nome di Juan de Yepes Álvarez il 24 giugno 1542. La sua famiglia era in condizioni di povertà e rimase presto orfano di padre. Si trovò a girovagare in più luoghi insieme alla madre.
A Medina del Campo frequentò il Collegio dei Gesuiti ed ebbe modo di studiare le lingue classiche, ma anche retorica e scienze umane. Sorse in lui la vocazione alla vita religiosa e nel 1563 intraprese il noviziato nel Carmelo.
Santo di oggi 14 dicembre: San Giovanni della Croce
All’università di Salamanca studiò teologia e filosofia e poi fu ordinato sacerdote. Conobbe santa Teresa d’Avila e con lei condivise la preoccupazione per le condizioni in cui si trovava il Carmelo e per la necessità di una riforma.
Collaborarono, lei per il ramo femminile e lui per quello maschile al fine di riformare l’ordine. Diventerà il padre spirituale della grande santa carmelitana nonostante fosse molto più giovane di lei. Dopo che insieme diedero vita al primo convento dei Carmelitani Scalzi prese il nome di Giovanni della Croce.
I contrasti con i “calzati” furono duri tanto che Giovanni venne ingiustamente accusato e condannato alla prigione in cui rimase per ben 8 mesi. Subì numerose umiliazioni sia fisiche che morali, fino a quando non riuscì a fuggire dalla prigione. Mangiava solo pane e acqua, era vestito con una povera tunica e ogni venerdì veniva flagellato pubblicamente.
In quei lunghi mesi vivendo in quelle condizioni di estrema prostrazione si ammalò e visse quella che definì la “notte oscura” dell’anima: uno stato di profonda aridità spirituale. Come è capitato a molti santi, tra cui Madre Teresa di Calcutta, non avvertiva la presenza di Dio. La fede era messa alla prova.
In tutto questo sperimentò come affrontare un tale stato di dolore. Lo visse come un percorso ascetico in cui, spogliato di tutto si liberò profondamente di tutto ciò che poteva tenerlo lontano dal Signore. La fede rimase, per grazia, e gli consentì di resistere.
Le grandi opere mistiche
È proprio nel periodo più buio e doloroso che san Giovanni della Croce compose le sue più belle e importanti poesie. Con immagini bibliche e simboliche proseguì le sue opere dopo la fuga dal carcere, avvenuta il 15 agosto 1578, giorno della Solennità dell’Assunzione.
Di lui resta il Cantico spirituale, che descrisse come il cammino di purificazione dell’anima che conduce alla gioia del “possesso di Dio”. Scrisse anche la Salita al monte Carmelo, un percorso in salita come verso una montagna dove avviene l’incontro con il Signore.
Nella Notte oscura descrisse il buio dei sensi e dello spirito, e il modo in cui attraverso questo l’anima si libera prima dagli attaccamenti terreni e materiali. Dopo avviene una liberazione anche dalle false credenze e dalle errate certezze. Si giunge a sperimentare il totale affidamento e il pieno abbandono fiducioso a Dio.
Il grande mistico carmelitano diceva: “Per giungere dove non sei, devi passare per dove non vuoi. Per giungere a possedere tutto, non voler possedere niente. Per giungere ad essere tutto, non voler essere niente”.
Incentrò la sua mistica sul mistero trinitario e sull’Incarnazione di Cristo. Diceva: “Il Padre pronunciò una Parola, che fu suo Figlio, e sempre la ripete in un eterno silenzio. Perciò in silenzio essa deve essere ascoltata dall’anima”.
Morì nella notte tra il 13 e il 14 dicembre 1591 in Andalusia, nel monastero di Ubeda, quando aveva 49 anni. Insieme ai confratelli stavano recitando l’Ufficio delle letture, allora lui disse: “Oggi vado a cantare l’Ufficio in cielo” e poco dopo spirò.
La beatificazione ebbe luogo nel 1675 e la canonizzazione nel 1726. Papa Pio XI lo proclamò Dottore della Chiesa.
I suoi scritti hanno influenzato profondamente la mistica cristiana e anche numerosi filosofi. San Giovanni Paolo II in gioventù fu un grande studioso del suo pensiero e a lui dedicò la sua tesi di dottorato dal titolo ” “La dottrina della fede in S. Giovanni della Croce”.