Con Sant’Alfonso M. de’ Liguori, ripercorriamo i giorni che vanno dal sabato della settimana precedente a quella che giungerà alla domenica delle Palme, sino alla vigilia della Pasqua.
Il Santo ci offre, dunque, una riflessione giornaliera, per ben 15 giorni, per sintonizzarci agli eventi salienti che preludono la morte e la risurrezione di Cristo Gesù. Qui proponiamo un estratto degli scritti di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori.
Lunedì di Passione: Gesù è preso e condotto a Caifa
Sapendo il Signore ch’erano già vicini i giudei, che venivano a pigliarlo, s’alza dall’orazione e va loro all’incontro: ond’egli, senza ripugnare, si fa da essi prendere e ligare. (…) Non parla, né si lamenta, poich’egli stesso si era già offerto a morire per noi, e perciò si lascia ligare qual pecorella e condurre alla morte, senza aprire la bocca. Entra ligato Gesù in Gerusalemme. (…) Lo presentano a Caifa, il quale vedendolo si rallegra e l’interroga de’ suoi discepoli e della sua dottrina. Risponde Gesù ch’egli ha parlato in palese; onde chiama in testimonio di quel che ha detto gli stessi giudei, che gli stavano intorno: “Ecce hi sciunt, quae dixerim ego”.
Abbiamo reputato Cristo reo di morte!
Ma dopo questa risposta uno de’ ministri lo percuote con uno schiaffo dicendogli: “Sic respondes pontifici?” Ma, oh Dio! come una risposta sì umile e mansueta merita un affronto sì grande? Ah Gesù mio, voi tutto soffrite per pagare gli affronti da me fatti al vostro divino Padre. Indi il pontefice lo scongiura in nome di Dio a dire, se veramente era egli il Figlio di Dio; Gesù disse già che tal era; ed in udire ciò Caifa, in vece di prostrarsi a terra per adorare il suo Dio, si lacera le vesti, e rivolto agli altri sacerdoti dice: “Che bisogno più abbiamo di testimoni? ecco ora avete udita la bestemmia, a voi che pare?” E quelli unitamente risposero: “È reo di morte“.
(…) Eccoti Gesù mio, che sei divenuto in questa notte il trastullo della plebaglia! Ma come possono gli uomini vedervi tanto umiliato per loro amore, e non amarvi! E come io ho potuto giungere ad oltraggiarvi con tanti miei peccati, dopo che voi avete tanto patito per me? Amor mio, perdonatemi, ch’io non voglio darvi più disgusto. V’amo, mio sommo bene, e mi pento più d’ogni male di avervi disprezzato. O Madre mia Maria, pregate il vostro Figlio maltrattato che mi perdoni.
Antonella Sanicanti
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