Risale a questa emblematica data, il 16 luglio, uno degli eventi più caratterizzanti del cristianesimo, il Grande Scisma, che divise, definitivamente, la Chiesa latina da quella ortodossa.
Passato alla storia con diversi nomi (Scisma d’Oriente, Scisma dei Latini), il Grande Scisma ha rappresentato, per le sorti della Chiesa universale un punto di non ritorno.
Gli storici tendono ad offrire una data unica all’evento, per l’appunto il 16 luglio del 1054. Vero, perché in questa data lo Scisma si concretizzò. Ma come ogni grande evento della storia, lo Scisma porta dietro di sé anni e anni di dispute e controversie. Fu comunque in quella data che i legati del Pontefice Leone IX lanciarono la scomunica verso il Patriarca Michele I Cerulario. Questi, dal canto suo, rispose con un anatema e successiva scomunica dei legati. La Chiesa non sarebbe più stata la stessa da quel giorno.
Il Grande Scisma: alle origini delle dispute
Come accennato, c’è una lunga storia di controversie e dispute che portarono a quell’emblematica data, in pieno Medioevo. Partendo dalla tardo-antichità, le prime divisioni si manifestarono verso la fine del 300, con la Chiesa pronta a combattere l’arianesimo. Durante il secolo successivo, si verificarono le dispute sulla deposizione del Patriarca di Costantinopoli Giovanni Crisostomo, fino ad arrivare a poco prima dell’anno Mille con le dispute riguardanti il Patriarca Fozio. Ma i problemi più grandi arrivarono nel 1043, anno in cui Michele I Cerulario divenne Patriarca di Costantinopoli.
I motivi alle spalle del Grande Scisma
Il neo-eletto Patriarca diede luce, fin dall’inizio del suo operato, a una durissima campagna contro le innovazioni della Chiesa latina. In particolar modo, una delle discussioni più accese fu l’inserimento del “Filoquoe” nel Credo di Nicea. Questa controversia nacque, in realtà, già nel VI secolo, quando l’eresia ariana affermava che Padre e Figlio non appartenevano alla stessa natura. Al fine di rafforzare la teologia tradizionale, la Chiesa introdusse il “Filoque” nel Credo niceno: “Credo nello Spirito Santo, […] che procede dal Padre e dal Figlio [Filioque], e con il Padre ed il Figlio è adorato e glorificato”.
Come spesso accade, i grandi eventi non sono mai mossi da una sola causa, ma da una serie di concause che si intrecciano e risultano poi caratterizzanti. Non è da dimenticare, in tal senso, la controversia giurisdizionale, legata al primato universale del Papa. Tutti i Patriarchi (la Chiesa si reggeva per l’appunto sulla Pentarchia) riconoscevano al Pontefice romano un’autorità maggiore, ma non era così chiaro in che modo l’autorità giurisdizionale del Papa doveva valere più degli altri.
A queste cause se ne andarono a sommare molte altre, legate al concetto di “cesaropapismo”, alla giurisdizione della Chiesa nei Balcani e, soprattutto, ad alcune norme liturgiche, ad esempio l’utilizzo del pane azzimo per l’Eucaristia.
Santa Sofia, un luogo emblematico
Luogo in cui, quel 16 luglio del 1054, il Cardinale Umberto depositò la bolla di scomunica verso il Patriarca Michele Cerulario, fu Santa Sofia, nata originariamente come luogo di culto cristiano e divenuta oggi moschea. I sostenitori del Patriarca, però intesero questo gesto come atto di scomunica verso l’intera Chiesa bizantina. Immediata fu la risposta: la scomunica verso Umberto di Silvacandida e gli altri legati papali.
Le due Chiese si separarono definitivamente (si pensi che il primo incontro di riconciliazione avvenne nel 1964, con l’incontro tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora I). Ognuna delle due Chiese, rivendicò per sé il titolo di “Chiesa una, Santa, cattolica ed apostolica”.
Fabio Amicosante
Segui tutte le nostre News anche attraverso il nuovo servizio di Google News, CLICCA QUI