Il processo di canonizzazione di San Francesco d’Assisi è stato uno dei più veloci della storia della Chiesa. Fu Papa Gregorio IX a proclamarlo Santo, attraverso la bolla Mira circa nos, a soli due anni dalla sua morte.
Assisi, 16 luglio 1228, l’allora Pontefice Gregorio IX si reca nel luogo in cui visse e morì il poverello d’Assisi, per dar vita a uno dei più brevi processi di canonizzazione della storia della Chiesa Cattolica. La canonizzazione del Santo ci è raccontata, in maniera molto dettagliata, nella “Vita prima” del Beato Tommaso da Celano, tra i suoi “biografi ufficiali”, insieme alla figura di San Bonaventura da Bagnoregio. La sua testimonianza, raccolta nelle Fonti Francescane, è per noi una preziosissima fonte di conoscenza.
Il processo di canonizzazione di San Francesco, si pone, all’interno dell’opera, immediatamente prima della narrazione dei miracoli del Santo, in conclusione della “Vita prima”. Dopo aver tessuto le lodi del Santo, il Beato Tommaso da Celano narra dell’arrivo, ad Assisi di Papa Gregorio IX, il quale “si affrettò” a raggiungere il luogo, ove “è custodito per lui il glorioso deposito”. La città era tutta in giubilo e “piena di esultanza”.
Appena giunto sul luogo, il Vicario di Cristo, si apprestò subito a salutare e a rendere omaggio al sepolcro del poverello. Da qui iniziò la solenne discussione per la canonizzazione del Santo. Come ricorda Tommaso, “da ogni parte accorsero molti che erano stati liberati dai loro mali per intercessione del Santo di Dio. Da lì venne rivelato di qua e di là un numero grandissimo di miracoli”. I testimoni furono ascoltati, i miracoli furono dapprima discussi e poi approvati.
Ci chiediamo perché la “Vita prima” di Tommaso da Celano è per noi un grande dono e una preziosa fonte. La risposta è nella vicinanza (cronologica e spirituale) alle vicende del Santo. Tommaso raccolse le parole dei testimoni, presenti al processo, i quali dissero: “La santità di questo uomo Santissimo non ha bisogno della verifica dei miracoli, noi stessi l’abbiamo vista con i nostri occhi, toccata con le nostre mani e vagliata alla luce della verità”. Fu in quell’occasione, racconta il Beato, che “senza più indugio, si fissò il giorno Benedetto” nel quale sarebbe stato riempito il mondo intero di gaudio salutare. Il giorno stabilito fu il 16 luglio del 1228.
Parlò per primo Gregorio, rivolto all’intera assemblea, annunciando “con voce vibrante e affettuosa commozione le meraviglie di Dio”. Il Pontefice tessé poi, con un nobilissimo discorso, le lodi del padre Francesco, commuovendosi fino alle lacrime mentre rievocava la purità della sua vita. Il tema rievocato dal Pontefice fu il passo del Siracide: “Come la stella del mattino tra le nubi e come splende la luna nel plenilunio, e come sole raggiante, così egli rifulse nel tempio di Dio”.
Con le mani levate al cielo, il Beato Pontefice ad alta voce proclamò: “A lode e gloria dell’Onnipotente Iddio, Padre e Figlio e Spirito Santo, della Beata Vergine Maria, dei Beati Apostoli Pietro e Paolo e a onore della gloriosa Chiesa romana, mentre veneriamo sulla terra il beatissimo padre Francesco, che il Signore ha glorificato nei cieli, dopo aver raccolto il parere dei nostri fratelli Cardinali e degli altri Prelati, decretiamo che il suo nome sia iscritto nel Catalogo dei Santi e se ne celebri la festa il giorno della sua morte”. Il Pontefice e i Cardinali, appena terminato il solenne annuncio, intonarono a voce spiegata il “Te Deum“.
Fabio Amicosante
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