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Oggi 18 marzo è San Cirillo di Gerusalemme: grande difensore della fede

Dottore della Chiesa, san Cirillo di Gerusalemme ha lottato aspramente per difendere la fede e per la sua lotta alle eresie, ha subito molti e duri contrasti. 

San Cirillo di Gerusalemme – lalucedimaria.it

Il Martirologio Romano ricorda san Cirillo di Gerusalemme, che si commemora oggi 18 marzo, con queste parole: “dopo avere sofferto molti oltraggi dagli ariani a causa della fede ed essere stato più volte scacciato dalla sua sede, spiegò mirabilmente ai fedeli la retta dottrina, le Scritture e i sacri misteri con omelie e catechesi“.

ll tratto distintivo del suo operato da vescovo, quello per cui è principalmente ricordato, è il suo ruolo di difensore della fede. Ha saputo contrastare efficacemente le eresie che dilagavano nel suo tempo, prima tra tutti quella ariana.

Santo di oggi 18 marzo: San Cirillo di Gerusalemme

Ci sono poche informazioni su di lui. Si sa che nacque intorno al 315 molto probabilmente a Gerusalemme, la città di cui poi fu vescovo. La notiza più sicura è che, appunto, ricoprì questa carica dal 348 fino alla morte, succedendo al vescovo Massimo.

Il suo episcopato fu segnato profondamente dalla grave crisi che colpì la Chiesa in quel periodo del IV secolo. Cirillo era stato ordinato sacerdote solo 3 anni prima, nel 345. Di lui si sa anche che era molto attento alla preparazione dei catecumeni che aspiravano a ricevere il sacramento del Battesimo, che a quei tempi veniva principalmente celebrato nella notte di Pasqua.

Negli anni del suo ministero episcopale Cirillo ebbe modo di scrivere le Catechesi, una raccolta di insegnamenti volti ad illustrare la dottrina cristiana. La raccolta si compone dei primi 19 discorsi tenuti nella basilica del Santo Sepolcro edificata a Gerusalemme da Costantino e rivolti ai catecumeni. In questi vengono spiegati i sacramenti.   Gli altri discorsi, per un totale di 24 erano indirizzati ai battezzatie miravano a far comprendere il significato della prassi liturgica.

La difesa della fede dall’arianesimo

Fin dall’inizio del suo episcopato Cirillo si trovò a dover affrontare la disputa cristologica che era sorta ins eguito all’affermazione del Credo niceno. Durante il Concilio di Nicea del 325 l’arianesimo era stato contrastato e fu dichiarata con il termine “homoousios” la stessa sostanza tra il Padre e il Figlio, mentre l’eresia ariana negava uguale divinità del Padre a Gesù Cristo.

In un contesto di forti divisioni nella Chiesa su questo punto si inserì l’operato di san Cirillo di Gerusalemme che si impegò attivamente per difendere la fede proclamata a Nicea. Questo gli causò molti contrasti e soprattutto un dissidio con Acacio, vescovo di Cesarea. 

I due erano prima amici, e Acacio ebbe influenza nel farlo nominare vescovo di Gerusalemme. Ma ben presto si trovarono su posizioni differenti riguardo l’arianesimo.  Nel 381, inoltre, Cirillo partecipò al Concilio di Costantinopoli e anche lui sottoscrisse la dottrina sulla consustanzialità, ormai convinto dell’assoluta appropriatezza del termine in relazione all’identica sostanza delle tre Persone della Santissima Trinità.

L’esilio e il ritorno

Le ostilità gli costarono un lungo esilio in più volte durato complessivamente 16 anni. Cirillo fu condannato per tre volte dalla fazione ariana: la prima nel 357, su disposizione di un sinodo convocato da Acacio. In quella circostanza l’accusa era relativa alla vendita di beni della diocesi che Cirillo aveva usato per aiutare i poveri in tempo di carestia.

Un secondo esilio avvenne nel 360 per volere dell’imperatore Costanzo, che fu influenzato dal metropolita di Cesare. Infine, un terzo allontanamento accadde nel 367, su decisione dell’imperatore Valente, anche lui ariano. Dopo la morte di quest’ultimo, però, il vescovo potè finalmente far ritorno in patria.

Morì nel 387 e molti secoli dopo, ben 15, esattamente nel 1882, papa Leone XIII lo dichiarò Dottore della Chiesa per il suo insegnamento scritto contenuto nelle Catechesi, che sono istruzioni per i candidati al battesimo e per i neobattezzati.

Romana Cordova

Laureata in Lettere moderne e specializzata come docente di lingua italiana a stranieri amo scrivere e occuparmi di lifestyle con particolare riferimento all'ambito della gastronomia. Sono autrice di un libro di cucina e tradizioni cattoliche, tema che per diversi anni ho approfondito anche in una trasmissione radiofonica.

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Romana Cordova

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