Sacerdote e martire, san Giovanni Nepomuceno è riconosciuto come patrono dei confessori. Ha difeso la Chiesa morendo dopo atroci supplizi e torture.
Oggi, 20 marzo, si ricorda san Giovanni Nepomuceno, chiamato così per la sua provenienza da una cittadina della Boemia. Era nato, infatti, Nepomuk, intorno al 1330, anche se alcune fonti riportano come data il 1345.
Studiò teologia e giurisprudenza all’Università di Praga e in seguito proseguì la sua formazione a Padova, dove si laureò in diritto canonico nel 1387. Nel frattempo, nel 1373, era diventato sacerdote, e ricopriva con grande umiltà diversi uffici ecclesiastici.
Era segretario dell’arcivescovo, arcidiacono, parroco, e poi canonico della Cattedrale di San Vito e vicario generale dell’arcidiocesi di Praga.
Brillante nella predicazione, era diventato il predicatore ufficiale alla corte del re di Boemia e Germania, Venceslao IV. Non si piegava, però, ai voleri del re, e non esitò a contraddirlo e scagliarsi contro per difendere la libertà della Chiesa quando il regnante cercava di opprimerla.
Questo, infatti, voleva trasformare il monastero di Kladruby in una sede vescovile, ma Giovanni Nepomuceno lottò affinché a capo del monastero rimanesse un abate eletto dai monaci. Questa opposizione provocò le ire del re Venceslao che si vendicò.
Lo fece imprigionare insieme ad altri tre ecclesiastici e tutti furono sottoposti a torture. Mentre gli altri cedettero, Giovanni rimase integro e forte nella fede e non si sottomise al re. Per questo i supplizi per lui continuarono e furono tremendi.
San Giovanni Nepomuceno fu torturato in molti modi, tra cui con le torce che gli bruciarono i fianchi. Niente, però, lo faceva desistere. Stremato e ormai in agonia per i supplizi subiti, fu finito in un modo atroce. Il re, infatti, ordinò che venisse gettato nel fiume Moldava ancora vivo.
È così che morì nella notte del 20 marzo 1393, come riporta anche il Martirologio Romano: ” A Praga in Boemia, san Giovanni Nepomuceno, sacerdote e martire, che nel difendere la Chiesa patì molte ingiurie da parte del re Venceslao IV e, sottoposto a torture e supplizi, fu infine gettato ancora vivo nel fiume Moldava“.
Si narra che al mattino, quando fu trovato il corpo rifulgeva di una luce straordinaria. Questa, però, non è la sola versione relativa al suo martirio. Ne esiste, infatti, anche un’altra che si basa su una narrazione differente.
Secondo l’altra versione, che risale ad alcuni annali scritti 60 anni circa dopo la sua morte, san Giovanni Nepomuceno era il confessore della regina Giovanna di Baviera, la moglie del re Venceslao. Il re gli ordinò di rivelargli ciò che lei gli aveva confessato perché dubitava della fedeltà della moglie. Al netto rifiuto del santo di violare il segreto confessionale decise di porre in atto la sua vendetta e lo fece uccidere.
Proprio in relazione a questa narrazione san Giovanni Nepomuceno viene definito “martire del Sacramento“, per aver affrontato la morte pur di non commettere l’atto sacrilego della violazione del segreto della Confessione.
E in relazione a questo è diventato anche patrono dei confessori. Ma è anche patrono della Slovacchia e della Boemia. E, in riferimento alla sua fine nelle acque del fiume, viene invocato a protezione di chi rischia l’annegamento e nel caso del pericolo di alluvione.
San Giovanni Paolo II gli è stato sempre particolarmente devoto e lo ha indicato come modello per i seminaristi e i sacerdoti. Una croce posta tra il sesto e il settimo pilone nel fiume Moldava ricorda il sacrificio di questo santo sacerdote, umile e coraggioso.
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