San Nicola di Flüe fu un mistico e un padre di famigla numerosa. La sua vita si svolse tra due forti vocazioni per cui arrivò la scelta di seguirne primariamente una.

Patrono della Svizzera, san Nicola di Flüe, che si commemora oggi 21 marzo, ha avuto una vita in cui sono state presenti due forti vocazioni: alla famiglia e alla vita contemplativa. Era dapprima un semplice contadino nato nel 1417 nella regione di Obwalden appartenente alla della Confederazione degli otto cantoni della Svizzera centrale.
Pur avvertendo già nella giovinezza un’attrazione verso la vita religiosa, non intraprende questa strada subito, ma anzi, nella prima parte della sua esistenza si dedica attivamente alle cose del mondo. Diventa soldato e partecipa alle guerre contro gli Asburgo.
Poi, sposa Dorotea Wyss: dal matrimonio nascono 10 figli, di cui 5 maschi e 5 femmine. Intraprende l’attività politica pur essendo un analfabeta: non imparò mai a leggere e a scrivere.
Santo di oggi 22 marzo: San Nicola di Flüe
Diventa deputato nella Dieta federale, consigliere e giudice. Poi, però, lascia questa carica perchè non riesce a mettere giustizia nel modo opportuno. Viene a contatto con il gruppo cattolico dei Gottesfreunde (Amici di Dio) e da lì avviene una svolta nella sua vita.
Già all’età di 16 anni aveva avuto un’esperienza mistica, poi, negli anni della maturità, a 50 anni, comprende che la sua vocazione più profonda è servire Dio nella vita contemplativa. Dopo aver chiesto al Signore la grazia di adorarlo con fervore ha una visione: vede una nube dalla quale esce una voce che gli dice di abbandonarsi alla volontà divina.
Capisce allora che è davvero quella la strada che vuole intraprendere. Ma è sposato e padre di famiglia e questo sembrerebbe in contrasto con i ruoli che deve ricoprire. Il suo caso è del tutto particolare: entra in crisi di coscienza e la sua preghiera a Dio si intensifica.
Lascia tutto per donarsi interamente a Dio
Allora, san Nicola chiede tre grazie: la prima è quella di ottenere il consenso della moglie e dei figli più grandi a lasciare tutto e intraprendere la via dell’eremitaggio. La seconda grazie è di non avere la tentazione di tornare indietro. E la terza, per vivere una vita in uno strettissimo ascetismo è quella di poter vivere senza nutrirsi.
Le sue preghiere sono state esaudite: la moglie e i figli hanno acconsentito affinché lui seguisse la sua vocazione più intima e anche le altre richieste furono assecondate dalla Provvidenza divina. Così, il 16 ottobre 1467, salutò “la sua carissima sposa”, che comunque amava, e i figli, e va via da casa.
Si ritira in solitudine in una valle del Ranft e lì vive fino alla morte, per quasi 20 anni nutrendosi soltanto dell’Eucarestia. Su questo elemento esistono certe testimonianze storiche che lo affermano.
L’aiuto per gli altri nella vita eremitica
San Nicola meditava assiduamente sulla Passione di Cristo e ad un pellegrino che un giorno gli chiese consiglio su come fare rispose: “È buona qualunque via tu voglia scegliere: Dio sa rendere la preghiera così dolce per l’uomo che questi vi si immerge come se andasse a ballare, ma Dio sa anche far sì che essa sia per lui come una lotta“.
Nonostante il suo eremitaggio talvolta si dedicava all’ascolto degli altri e non faceva mancare il suo aiuto, se serviva. Ad esempio si adopera anche per sistemare la situazione politica della sua terra. Nel 1481 interviene affinchè non avvenisse una guerra fratricida nel Paese. Da tutti era considerato un padre della patria e un operatore di pace.
Muore il 21 marzo 1487 e diventa santo solo molti secoli dopo. È il 1947 quando viene canonizzato da papa Pio XII. Oltre al patronato della Svizzera è stato dichiarato anche compatrono della Guardia Pontificia svizzera.