Monaca del VI secolo, vergine romana dedita alle opere pie, santa Tarsilla era la zia del grande papa santo che lasciò un importante segno nella storia della Chiesa.
Il Martirologio romano nell’enunciare la memoria liturgica di santa Tarsilla, che ricorre oggi 24 dicembre, sottolinea che era una vergine romana “della quale san Gregorio Magno, suo nipote, loda l’assidua preghiera, il rigore di vita e il singolare spirito di penitenza“.
Era dunque una zia dal ramo paterno del grande santo pontefice che lasciò un importante segno nella storia della Chiesa. Santa Tarsilla, chiamata anche Tarsilia, faceva parte perciò di una delle più illustri famiglie di Roma. Le sue sorelle si chiamavano Emiliana e Gordiana.
Si hanno davvero pochissime informazioni sulla vita di questa santa. Il suo nome è citato soltanto nell’XI secolo in un martirologio locale, un elenco che enumera santi, sia martiri che no. In seguito al Concilio di Trento, viene introdotta nel Martirologio romano che riporta in modo ufficiale il culto per la Chiesa cattolica tutta.
La fonte più autorevole per ricostruire e conoscere la storia e la personalità di santa Tarsilla risulta essere proprio il famoso nipote, papa san Gregorio Magno.
Cognata di santa Silvia, in una famiglia in cui la santità era certamente palpabile, santa Tarsilla insieme alle sue sorelle ha avuto un ruolo nell’aiutare ad allevare il piccolo Gregorio, che era sempre cagionevole di salute. Gli sta accanto e gli assicura la sua vicinanza affettiva sia nel periodo degli studi che in quello delle importanti cariche pubbliche, quando Gregorio diventa il capo dell’amministrazione civile di Roma.
Anche in seguito, quando ricopre il ruolo di ambasciatore di papa Pelagio II fino al tempo in cui diventerà pontefice, Tarsilla e le sue sorelle sono per lui delle zie amorevoli. Ma soprattutto la santa è una fervente cristiana con una fede profonda.
Diventa monaca e da il suo esempio alle sorelle che scelgono di consacrarsi dopo di lei. Lo stile di monachesimo che intraprende è quello occidentale: non basato sulla vita eremitica, ma sull’unione di vita attiva e contemplativa.
Con le altre monache conducevano vita in comune, dedicandosi alla preghiera costante, ma anche all’assistenza caritatevole di quanti erano bisognosi, per le cause più varie: povertà, conseguenze di carestie e pestilenze, che in larga parte attraversavano l’epoca.
Santa Tarsilla faceva da guida alle altre consorelle ed era un esempio di preghiera continua. Dopo la sua morte trovarono che aveva le ginocchia e gomiti incalliti per il tempo che aveva trascorso inginocchiata in preghiera.
Digunava spesso e pregava anche di notte, spesso recandosi presso le basiliche romane per offrire le sue lodi e le sue suppliche sulle tombe dei martiri. Quanto alla morte di santa Tarsilla non si conosce la data esatta, si presume che l’anno sia tra il 526 e il 527 e si sa che è avvenuta poco prima di Natale, si ipotizza proprio il 24 dicembre, giorno della vigilia.
L’informazione arriva proprio da san Gregorio Magno che narra che la sorella di lei, Emiliana, in seguito sentì la voce di Tarsilla che le diceva: “Ho fatto Natale senza di te, ma vieni a festeggiare insieme l’Epifania“. Secondo una tradizione, infatti, Emiliana muore proprio il 5 gennaio successivo alla morte di Tarsilla.
Le reliquie di Santa Tarsilla si trovano nella Basilica di San Gregorio Magno a Roma, dove sono custodite in un’urna sotto l’altare maggiore.
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