Oggi 26 marzo, Sant’Emanuele e i martiri di Anatolia: la forza della fede di fronte alla morte

Sant’Emanuele è ricordato insieme ad altri martiri che in Anatolia hanno affrontato le torture e la morte dichiarandosi spontaneamente cristiani, felici della fede in Cristo. 

Sant'Emanuele
Sant’Emanuele – lalucedimaria.it

Nella giornata di oggi 26 marzo ricorre la memoria liturgica di sant’Emanuele, che viene ricordato con altri cristiani, tutti martirizzati in Anatolia dopo che si spontaneamente decisero di professare apertamente la loro fede in Cristo.

L’epoca in cui vissero questi martiri è il III secolo, presumibilmente, perché non ci sono informazioni molto certe. Il nome di sant’Emanuele e di questi altri cristiani è riportato nei Sinissari bizantini. Lì sono definiti “orientali” e viene raccontato del loro coraggio e del martirio che hanno affrontato per amore di Dio.

Santo di oggi 26 marzo: Sant’Emanuele e i martiri di Anatolia

Sant’Emanuele fu martire insieme ad un gruppo di circa 40 compagni, ma si ricordano solo i nomi di due di essi, Quadrato e Teodosio. Sembra che tutti fossero originari delle terre d’Oriente e in quel periodo erano in corso le feroci persecuzioni ai cristiani.

Quadrato era un vescovo e fu tra i primi a subire maltrattamenti venendo allontanato dalla sua diocesi e diffidato dal proseguire la sua missione. Nonostante questo però non si arrese e continuò nella predicazione e nell’assistenza spirituale ai fedeli, battezzando e curando il gregge che gli era stato affidato. Ad un certo punto fu imprigionato e condannato a morte.

Tra coloro che seguirono la sua sorte ci fu sant’Emanuele. Negli antichi menologi greci, Emanuele viene talvolta chiamato Manuele o Manuel, diminutivo che si è diffuso soprattutto in Spagna, dove ormai appare come un nome tipicamente spagnolo.

La scelta di professarsi cristiani

Dopo che il vescovo Quadrato fu arrestato 39 cristiani decisero spontaneamente di dichiararsi cristiani pur sapendo che sarebbero andati incontro alla stessa fine. Emanuele e Teodosio, pur sapendo di andare incontro a sicura morte, si schierarono con il loro vescovo e si presentarono davanti al governatore per difenderlo.

Furono tutti torturati: era la modalità che i persecutori usavano per indurre i prigionieri cristiani all’apostasia. Gli veniva promessa in cambio la liberazione e quindi la salvezza fisica se avessero reso omaggio agi idoli pagani. Ma i martiri scelsero di testimoniare la fede e l’amore per il Signore e nessuno cedette. Così furono tutti messi a morte.

Il nome Emanuele deriva dall’ebraico Immanuel e significa “Dio è con noi”. È anche il nome con cui il profeta Isaia chiama il Messia che avrebbe dovuto arrivare e per questo fu usato come appellativo di Gesù. È quindi un attributo messianico, riferito cioè al Messia inviato da Dio per salvare il suo popolo.

Esempi di fede incrollabile

Sant’Emanuele, è dunque venerato per il suo coraggio e la sua fede incrollabile, così come gli altri martiri che non hanno esitato e hanno dato la loro vita pur di non rinnegare il Signore.  La loro storia, che si aggiunge a quella dei tanti altri martiri della storia della Chiesa,  è un potente esempio di devozione e sacrificio. Come tutti coloro che hanno subito il martirio per la fede si tratta di un esempio che continua a ispirare i fedeli in tutto il mondo.

Sant’Emanuele morì trafitto dalle frecce e da chiodi che gli vennero conficcati nella carne. In questo modo, infatti, è sempre stato rapprensentato dall’iconografia.

La commemorazione di sant’Emanuele e di questi martiri dell’Anatolia non solo onora la sua vita e il suo martirio, ma ricorda che l’amore per Cristo è sempre accompagnato dalla presenza costante e confortante di Dio anche nei momenti più estremamente dolorosi come la persecuzione, la tortura e la morte.

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