Da un comunicato della sala stampa vaticana datato 4 maggio, si apprende che giorno 28 maggio il Santo Padre darà udienza al quarantacinquesimo presidente americano Donald Trump. L’incontro avverrà alle 8:30 del mattino nel Palazzo Apostolico del Vaticano e sarà seguito da una riunione alla presenza del Cardinale Pietro Parolin (Segretario di Stato) e del Cardinale Richard Gallagher (Segretario per i Rapporti con gli Stati). Giorno 28 maggio, quindi, gli occhi dei media saranno puntati sul Vaticano, sia perché si tratta del primo incontro tra il Papa ed il neo Presidente USA (evento d’importanza cruciale dal punto di vista politico) sia perché varie volte il Pontefice si è espresso negativamente sulle idee e sulle decisioni di Trump.
In tempo di campagna elettorale per la presidenza USA, Papa Francesco ha storto il naso sull’idea della creazione di un muro che separi gli Stati Uniti dal Messico e di ritorno proprio dal paese centro americano aveva affermato: “Una persona che pensa soltanto a fare muri, sia dove sia, e non a fare ponti, non è cristiana. Questo non è nel Vangelo”. La preoccupazione del Santo Padre è che una decisione simile causasse delle sofferenze al popolo messicano, come confermato durante l’intervista concessa a ‘La Repubblica’ (pubblicata il giorno prima dell’elezione di Trump) in cui disse: “Io non do giudizi sulle persone e sugli uomini politici, voglio solo capire quali sono le sofferenze che il loro modo di procedere causa ai poveri e agli esclusi”.
Il medesimo concetto è stato espresso dal Papa il giorno dell’insediamento alla Casa Bianca del Tycoon, ecco le parole di Francesco in quella occasione: “Sotto la sua guida, possa la statura dell’America continuare ad essere misurata soprattutto dalla sua preoccupazione per i poveri, gli emarginati, e coloro che, come Lazzaro, stanno davanti alla nostra porta”. Infine, pochi giorni fa di ritorno dal viaggio apostolico in Egitto, Papa Francesco ha espresso la propria opinione sulla politica estera degli Stati Uniti, in particolar modo sulla questione Corea del Nord, ribadendo come le dimostrazioni di forza siano inutili e come sia invece necessario aprire un dialogo: “La strada è la strada del negoziato, la strada della soluzione diplomatica”.
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