Altri 29 cristiani copti sono stati uccisi in Egitto in nome di una falsa guerra santa, a rivendicare l’attentato è stata nuovamente l’Isis il cui intento è quello di cacciare definitivamente i cristiani dal paese nord africano.
I pellegrini, suddivisi in due autobus ed in un pickup, erano diretti al monastero di Anba Samuel quando, all’improvviso, sono stati fermati da un commando di jihadisti travestiti da militari egiziani. Presto i passeggeri si sono accorti che non si trovavano di fronte ad un controllo di routine: una volta fermati i pullman, infatti, i combattenti del sedicente Stato Islamico hanno cominciato ad urlare e minacciare i presenti chiedendogli in primo luogo gioielli e contanti.
Dopo averli derubati, i combattenti dell’Isis hanno fatto scendere dai pullman i passeggeri e li hanno messi di fronte ad una scelta: la conversione all’islam o la morte. Nessuno dei presenti si è piegato al ricatto decidendo di abiurare, così, i terroristi li hanno colpiti con raffiche di mitra. Tra le 29 vittime dell’attentato ci sono anche 10 bambini (i più piccoli di 4 e 2 anni) ed anche diverse donne. Oltre i morti ci sono 26 feriti, quindici dei quali si trovano tutt’ora in ospedale con gravi ferite.
La decisione di questi uomini e donne coraggiosi è la testimonianza che i cristiani copti non sono disposti ad abbandonare la propria fede nemmeno di fronte al pericolo di vita. Una testimonianza di forte appartenenza che il Vescovo di Minya (luogo dell’attentato) commenta in questo modo: “Gli uomini hanno preferito morire piuttosto che abiurare la fede. Siamo orgogliosi di loro”. Una solidarietà nei confronti di questi martiri che è stata ribadita anche da Papa Francesco durante l’Angelus domenicale a Piazza San Pietro: “Dio accolga questi coraggiosi testimoni, questi martiri, nella sua pace e converta i cuori dei violenti”.
Se da parte della Chiesa arrivano messaggi di solidarietà e di speranza, il governo Egiziano ha deciso di rispondere a questa ennesima tragedia con un’azione di repressione militare: subito dopo l’attentato alcuni aerei dell’esercito sono stati mandati a bombardare dei campi militari in Libia dove si ritiene che i terroristi siano stati addestrati. Nel frattempo il governo ha disposto che venga elargito un compenso monetario alle famiglie delle vittime pari a 100 mila lire egiziane (5.000 euro) per ogni persona uccisa e a 40 mila lire (2.000 euro) per ogni ferito.
Purtroppo non ci troviamo di fronte ad una situazione nuova, diversi sono stati gli attacchi alla comunità copta in Egitto (la più grande del medio oriente) nel corso degli ultimi anni, e sarebbe ingenuo pensare che questo sarà l’ultimo. Di questo avviso è anche il porta voce della Chiesa Cattolica Padre Rafic Greiche, che in un intervista concessa a ‘Fides’ poco dopo l’attentato ha evidenziato come l’obbiettivo a lungo termine dell’Is sia: “Espellere i cristiani dall’Egitto come è avvenuto in Iraq, dove non appena l’Isis ha conquistato Mosul la prima cosa che ha fatto è stata quella di cacciare tutti i cristiani. La stessa cosa è avvenuta in Siria, in Sudan, e ora si cerca di farlo in Egitto che possiede la prima comunità cristiana del Medio Oriente e la più grande comunità islamica del mondo arabo”.