È uno degli uomini di Dio, simbolo della lotta alla mafia. Il suo coraggio, la sua forza e la sua fede incrollabile lo hanno accompagnato sino alla fine.
I suoi occhi che incrociavano quelli dei suoi assassini, perché sapeva a cosa stava andando incontro. Ma, allo stesso tempo, sentiva la mano di Dio che non lo stava abbandonando, nonostante il martirio che si apprestava a subire.
Oggi sono 30 anni da quel 15 settembre del 1993, quando don Pino Puglisi veniva ucciso.
Don Pino Puglisi: un anniversario importante
Per tutti è e resterà sempre “il parrino” che si oppose alla malavita, che cercò di salvare quanti più giovani e ragazzi possibili dalla mano del male, in uno dei quartieri più difficili e disagiati di Palermo. Per la Chiesa e per i tantissimi suoi devoti, oggi è Beato. Stiamo parlando di Don Giuseppe Puglisi, conosciuto anche come don Pino.
Oggi, 15 settembre, ricorrono i 30 anni dalla sua morte. Quella sera di quel giorno del 1993, nel giorno del suo 56esimo compleanno, veniva ucciso proprio davanti al portone di casa sua, al quartiere Brancaccio di Palermo, dove portava avanti la sua missione apostolica. Un assassino in tipico stile mafioso: don Pino che arriva a bordo della sua auto, scende, si avvicina all’ingresso della sua abitazione e, dopo che si sente chiamare da qualcuno, ecco che un colpo di pistola parte e lo raggiunge alla nuca.
Sguardi che si incrociano nel giro di pochissimi attimi fino alla sua morte. Don Pino, durante gli anni del suo ministero sacerdotale, oltre ad esser sacerdote, era un educatore. Insegnante di scuola sì, ma anche un vero e proprio “salvatore di anime”. Si, perché lui non tentava di riportare sulla giusta via coloro che erano già entrati nel vortice della mafia, ma cercava di non farvi entrare i giovani che vivevano in un clima sociale e culturale che avrebbe potuto portarli a considerare i mafiosi degli idoli e delle persone meritevoli di rispetto.
Ucciso in odio alla fede
E lo faceva anche e soprattutto attraverso attività e giochi che servivano a far capire che si può ottenere rispetto dagli altri semplicemente per le proprie idee e i propri valori, nel pieno rispetto della legge. Durante le sue omelie si rivolgeva direttamente ai mafiosi e lo faceva anche sul sgarato della chiesa, proprio nel quartiere Brancaccio.
“Padre Pino Puglisi era come un missionario. Era andato a Brancaccio per portare il Vangelo. I mafiosi non l’hanno riconosciuto come un sacerdote che campa e fa campare, hanno capito che, invece, era davvero pericoloso e per questo lo hanno ucciso” – racconta, in un’intervista, Francesco, che è stato studente di don Pino Puglisi.
“Me l’aspettavo” – disse ai suoi assassini
A 30 anni dalla sua morte, anche Papa Francesco, in una lettera inviata all’Arcivescovo di Palermo, l’ha ricordato: “Desidero unirmi a Voi spiritualmente in questa significativa ricorrenza e ringraziare il Dio di ogni consolazione per il dono del beato martire don Pino Puglisi, figlio e pastore dell’amata Chiesa palermitana e dell’intera Sicilia” – ha scritto il Pontefice.
Don Pino rispose anche ai suoi assassini: “Me l’aspettavo”, quasi consapevole del fatto che, prima o poi, ciò sarebbe successo. Se una mano assassina l’ha tolto ai suoi ragazzi, ora don Pino è Beato, e lo è dal 25 maggio del 2013. Un “martire in odio alla fede” che, ancora oggi, continua a restare nel cuore di chi lo ha amato e conosciuto.