Possiamo fare tantissimo per aiutare coloro che ci hanno preceduto nella nascita al cielo e che hanno bisogno di avvicinarsi alla grazia e alla luce di Dio.
Le anime dei defunti (a meno che non si tratti di Santi) sono tutte destinate a passare un periodo, più o meno lungo, in Purgatorio, per scontare le pene, relative alle colpe, al peccato commesso sulla terra, durante la loro esistenza.
Se il sacramento della Confessione perdona la colpa, ossia il peccato temporale, la pena conseguente, relativa al peccato confessato, dovremo scontarla comunque in Purgatorio, dopo la nostra dipartita. Le preghiere, le Novene e le richieste di indulgenza, parziale o plenaria (totale), servono proprio a chiedere lo “sconto di quella pena”, ad alleggerire l’anima del defunto di ciò che vive in Purgatorio e a farlo avvicinare al Paradiso, alla schiera dei Santi, al cospetto di Dio.
Tra le Sante Messe che di possono far celebrare per le anime dei defunti, c’è ne sono alcune particolari, che hanno la prerogativa di essere più efficaci. Questo, ovviamente, lo speriamo per fede, affidandoci alla Misericordia di Dio, e lo riteniamo veritiero per come la loro pratica ha avuto origine.
Queste Sante Messe di intercessione si chiamano Messe Gregoriane. La pratica consiste nel far celebrare 30 Sante Messe, per 30 giorni consecutivi, in suffragio di un solo defunto.
Possono essere celebrate anche da sacerdoti diversi o affidate a Monasteri, seminari e Conventi che prendono questi incarichi.
Se però si salta una celebrazione, tutta la pratica va iniziata d’accapo, a meno che non si tratti di motivi seri e inderogabili, o capiti nel Triduo Pasquale, ossia nei giorni in cui non è possibile celebrare Sante Messe per i defunti.
La pratica delle Messe Gregoriane è associata a Papa Gregorio Magno (oggi Santo e Dottore della Chiesa), da cui il nome. Lui ne spiegò l’origine in un suo scritto: nel IV libro dei Dialoghi. Il libro parla dello scopo dell’anima, dopo la morte.
Porta l’esempio di un Monaco di nome Giusto, del Monastero di Sant’Andrea a Roma, fondato proprio da San Gregorio Magno. Il Monaco aveva peccato contro il voto di povertà. Aveva accettato, infatti, 3 scudi d’oro da un suo fedele e, per questo, era stato scomunicato dallo stesso Papa Gregorio Magno. Alla sua morte, poi, era stato seppellito fuori dal cimitero comune, in una fossa, coi suoi 3 scudi d’oro, come esempio di cosa poteva accadere a coloro che cadevano nel peccato.
Dopo un po’ di tempo, Papa Gregorio Magno volle far celebrare delle Sante Messe per alleggerirgli le pene del Purgatorio. “(Dopo la morte di Giusto) iniziai ad avere compassione di lui e (pensai) a cosa potesse aiutarlo. Chiamai quindi nuovamente Prezioso, Priore del mio Monastero, e con cuore pesante gli dissi: E’ ormai passato un bel po’ di tempo da quando il nostro fratello defunto si trova nei tormenti del (Purgatorio), e quindi dobbiamo mostrare un po’ di carità nei suoi confronti e fare ciò che possiamo per liberarlo. Assicurati quindi che per trenta giorni consecutivi (il sacrificio della Messa) venga offerto per lui”.
Passarono, così, 30 giorni (i Monaci contarono, in seguito, a ritroso il tempo trascorso, in cui si celebrarono le Sante Messe, per averne conferma) e il Monaco apparve ad un Confratello, Fra’ Copioso. Disse di essere finalmente alla presenza di Dio, dopo aver tanto penato in Purgatorio, per le sue colpe.
Papa Gregorio Magno scrisse: “Essendo la mia mente impegnata in altre questioni, non ho fatto attenzione ai giorni che passavano. Una sera, il Monaco defunto apparve al fratello Copioso, che vedendolo gli domandò del suo stato, dicendo: “Cosa c’è, fratello? Come stai?”, al che questi rispose: “Finora sono stato in una situazione spiacevole, ma ora sto bene, perché oggi ho ricevuto la comunione (con Dio)”.
Come risultava dal conteggio delle Sante Messe, il Monaco Giusto era apparso proprio dopo 30 celebrazioni consecutive. Così, era nata e si diffuse la pratica delle Messe Gregoriane.
Antonella Sanicanti
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