La Madonna di Gibilmanna fa ben presente il suo intento di stabilirsi proprio in quel luogo, da lei prescelto come suo regno. “Qui regna mia madre, a Lei rivolgetevi per le grazie”, queste sono le parole di Gesù a un frate cappuccino.
Siamo in Sicilia nel 1534 e durante una tempesta, un’imbarcazione recante con sé una statua della Madonna col Bambino, venne scossa da una tempesta marittima, e trovò rifugio sulle coste di Castello di Roccella.
Proprio in quella notte, la Madonna apparve in sogno ad un cappuccino di Gibilmanna, chiedendogli di portare la statua con sé. Ecco che la statua venne caricata su un carro di buoi, i quali si fermarono spontaneamente a Cefalù, dove ora si erge il Santuario della Madonna di Gibilmanna.
Accadde poi che nel 1576, uno dei primi seguaci della riforma cappuccina, Padre Sebastiano da Gratteri, ebbe in sogno un’apparizione di Gesù, che lo invitava a dipingerlo proprio come lo aveva visto. Il quadro ora si trova proprio nel Santuario. Ecco che il sacerdote divenne fondatore della comunità cappuccina del Santuario di Gibilmanna.
Successivamente, un altro cappuccino ebbe una locuzione pregando davanti al Crocifisso nel Santuario, e Gesù gli comunicò queste parole: “Qui regna mia madre…a Lei rivolgetevi per le grazie”.
Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio,
o Santa Madre del nostro Dio e Salvatore Gesù Cristo.
Dalla costa del Tirreno ai monti alti delle Madonie alle colline della Valle del Torto
noi, figli e figlie di questa terra e di questa Chiesa di Cefalù,
a te volgiamo lo sguardo
e, uniti a quanti qui ci hanno preceduto,
con fede ti proclamiamo: o gran Signora!
O gran Signora, che hai creduto con umiltà alla Parola del Signore:
insegnaci ad ascoltare la sua voce, a leggere questa storia,
e a vedere i segni della sua presenza in questo tempo di prova.
O gran Signora, che hai saputo riconoscere nella fede l’ora del tuo Figlio:
intercedi per noi e per le nostre famiglie,
per i nostri giovani e i nostri anziani,
per i nostri lavoratori e i nostri disoccupati,
per i nostri amministratori e i nostri governanti,
perché tutti sappiamo affrontare con responsabilità civile
e cristiana speranza questa ora di prova.
O gran Signora, che sei rimasta piantata presso la Croce del tuo Figlio:
stai accanto a quanti soffrono per il contagio virale,
stai accanto ai medici e al personale sanitario che si prendono cura di loro,
stai accanto agli uomini e alle donne delle forze dell’ordine che ci custodiscono,
stai accanto ai ricercatori scientifici che studiano le cure contro questo contagio.
O gran Signora, ecco le nostre anfore piene stavolta delle lacrime dell’Umanità;
presentale al tuo Figlio;
il tuo amore materno provochi ancora la sua carità
e, per noi, a lui rivolgi la supplica: “non hanno più vino”,
e il nostro Salvatore trasfigurerà i cuori di pietra in cuori di carne,
cambierà il lamento in danza,
e finalmente questa quaresima sarà stata un grande sabato santo
che esploderà in un radioso mattino di Pasqua.
Santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche
di noi che siamo nella prova.
e liberaci da ogni contagio e da ogni pericolo,
o Vergine gloriosa e benedetta.
(+ Giuseppe Marciante, Vescovo di Cefalù)
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