L’affresco miracoloso, è riemerso sulla parete della chiesa che, secondo la tradizione, è stata edificata addirittura da San Pietro e San Giovanni.
L’immagine inoltre è legata a Castel Sant’Angelo e alla Madonna della Neve in Santa Maria Maggiore, a Roma.
Sarà poi la stessa Maria Santissima a benedirla in un successivo momento.
La Madonna si manifesta
L’icona mariana venerata a Lydda, in Palestina, risale ai tempi apostolici. Si tratta di un’opera achiropita (non dipinta da mano d’uomo), risalente ai tempi apostolici.
Secondo la tradizione, nel periodo in cui gli apostoli Pietro e Giovanni stavano predicando a Lydda, vicino a Gerusalemme, gli stessi edificarono una chiesa dedicata alla Vergine.
Tornati a Gerusalemme chiedono a Maria di santificare la Chiesa con la sua presenza. Lei, in risposta, li rimanda a Lydda.
“Andate in pace, e io sarò lì con voi”, dice la Madonna agli apostoli, che arrivati a Lydda, si imbattono con sorpresa in un’icona della Vergine “achiropita”, impressa in modo straordinario sulla parete della chiesa che loro stessi avevano costruito.
La Madonna appare così anche alle persone che si sono radunate lì davanti, e benedice l’icona stessa, conferendole il potere di operare miracoli.
Nemmeno Giuliano l’Apostata, imperatore del quarto secolo e grande fautore del ritorno al paganesimo, riesce in alcun modo a distruggerla dopo avere sentito parlare di questa icona prodigiosa.
Nessuno riesce a distruggere l’immagine
L’imperatore invia dei muratori, e questi scheggiano l’immagine con degli strumenti taglienti, tuttavia non sono in alcun modo in grado di distruggerla. Alla diffusione di questa notizia, cominciano ad affluire migliaia di persone per venerare la santa icona.
Nel 725 il patriarca di Costantinopoli, Germano, per porre in salvo la sacra icona, l’affida alle acque del mare verso Roma, insieme a una lettera indirizzata a Papa Gregorio Magno.
In quell’occasione il Papa è miracolosamente avvertito in un sogno, e presto la trova alla foce del Tevere, dove è giunta sospinta dalle onde. Appena arrivata, il Papa la colloca nella basilica di san Pietro, dove si rivela ben presto fonte di molte guarigioni.
Alla fine del periodo iconoclasta, l’icona viene rimandata indietro da Papa Sergio II nello stesso identico modo. E anche in quell’occasione, l’indomani giunge a Costantinopoli, dove il nuovo patriarca, il siracusano san Metodio, la trasferisce solennemente nella chiesa della Theotokos di Chalkoprateia, il santuario della sacra urna.
Un nuovo appellativo
Da allora l’icona comincia ad essere venerata con l’appellativo “la Romana”. Una copia di questa icona si trova nella chiesa di Santa Maria Maggiore, a Roma chiamata anche Santa Maria della Neve. Una prodigiosa nevicata infatti delimita il perimetro per l’edificazione della basilica.
Nel XVI secolo c’è il miracolo più grande attribuito alla Madonna di Lydda, nel periodo in cui Roma è invasa dalla peste. San Pio V porta l’icona in processione fino a San Pietro, e prima di arrivare alla Basilica l’intero popolo un meraviglioso canto di angeli intonare i versi del Regina Coeli.
Il Papa rispose con: “Ora pro nobis Deum, alleluia”. A quel punto tutti vedono l’Arcangelo Michele sulla Mole Adriana, che ripone la propria spada nel fodero. Così subito termina la peste, e la Mole prende il nome di Castel Sant’Angelo.
Preghiera alla Madonna di Lydda
Santissima Vergine Immacolata e madre mia Maria, a voi che siete la Madre del mio Signore, la regina del mondo, l’avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori, ricorro io che sono il più miserabile di tutti. Vi ringrazio di quante grazie mi avete fatte finora, specialmente di avermi liberato dall’inferno che tante volte ho meritato.
Io vi amo, Signora amabilissima, e per l’amore che vi porto vi prometto di volervi sempre servire e di far quanto posso, affinché siate amata anche dagli altri. Io ripongo in voi tutte le mie speranze, tutta la mia salvezza; accettatemi per vostro servo ed accoglietemi sotto il vostro manto, o Madre di misericordia.
E giacché siete così potente presso Dio, liberatemi da tutte le tentazioni; oppure ottenetemi la forza di vincerle sino alla morte. Non mi lasciate fintanto che non mi vedrete già salvo in cielo a benedirvi ed a cantare le vostre misericordie per tutta l’eternità. Amen