Durante la notte, un temporale fa forti danni nel territorio di Lendinara, e si abbatte anche sull’abitazione di Giovanni, distruggendola. L’unico oggetto che si conserva intatto è la statuetta della Madonna con Gesù Bambino.
L’oggetto, in legno d’olivo, era conservato in una nicchia all’interno dell’abitazione. Viene ritrovato intatto, adagiato sui rami di una siepe, dove è stata trasportata dal vento.
Nelle prime ore del mattino successivo, infatti, accade che un uomo, Matteo, vede un forte bagliore proveniente dalla statua della Madonnina, e ne rimane colpito ed estasiato. La statuina era rimasta lì per diversi giorni, e un po’ alla volta curiosi e fedeli si avvicinano per ammirarne lo splendore.
L’avvocato Lorenzo Malmignati viene a conoscenza di questi fatti. Così decide di costruire, a spese proprie, un piccolo pilastro votivo con il quale sostenere la statua. Nel 1576, passato mezzo secolo, Ludovico Borezzo decide di restaurare il capitello, che nel tempo si è cominciato a rovinare.
Quando nel 1576 si decide di restaurare il capitello e, per impastare la calce, viene attinta l’acqua da una fonte vicina. Nel corso dei lavori per restaurare la piccola Cappella, però, mentre si sta impastando la calce, la sorgente d’acqua ai quali attingono i muratori, si tinge improvvisamente di rosso. La fonte infatti, da chiara e limpida che è inizialmente, muta in color sangue.
Il fenomeno prodigioso si ripete anche al termine di una processione propiziatoria, che viene fatta tempo dopo per le vie cittadine. Infatti, in poco tempo ci si accorge che la stessa acqua procura decisi benefici terapeutici, così si decide di incanalare la fonte in una vasca apposita, proteggendola con una tettoia. Ma le proprietà terapeutiche dell’acqua di questa vasca, col tempo, si rivelano miracolose.
I numerosi miracoli che si susseguono dimostrano con sempre maggiore intensità che l’acqua ha poteri taumaturgici. La popolarità di questo luogo, che viene chiamato “Bagno della Madonna”, cresce a dismisura. Tanto che la stessa località di Lendinara diventa ben presto luogo di pellegrinaggio e di visita da parte di numerosi malati e infermi che vanno in cerca di una guarigione non solo spirituale ma anche e soprattutto fisica.
Le autorità diocesane decidono perciò di dare vita a un accurato processo diocesano, al fine di vederci chiaro. Esami che si concludono con il benestare dei religiosi alla costruzione del santuario. Settant’anni dopo la prima manifestazione prodigiosa, il 16 maggio 1579, la statuetta viene perciò trasportata dal piccolo Capitello alla nuova chiesa. Verso la quale viene deviata anche l’acqua della fonte miracolosa.
L’immagine di quella che è stata nominata “Nostra Signora del Pilastrello” è considerata dalla popolazione locale come la propria “Madonna Nera”. Attualmente il Santuario, costruito nel 1577 e poi ampliato nel diciottesimo secolo, è gestito dai Monaci Benedettini Olivetani. A loro è affidato il santuario fin da subito. Ma devono abbandonarlo a causa della soppressione dell’ordine del 1771. Per poi riprenderne cura nel 1905.
Nel 1595 la città di Lendinara è stata inoltre consacrata ufficialmente alla Madonna del Pilastrello.
A te, Maria, fonte della vita, si accosta la mia anima assetata.
A te, tesoro di misericordia, ricorre con fiducia la mia miseria.
Come sei vicina, anzi intima al Signore!
Egli abita in te e tu in lui.
Nella tua luce, posso contemplare la luce di Gesù, sole di giustizia.
Santa Madre di Dio, io confido nel tuo tenerissimo e purissimo affetto.
Sii per me mediatrice di grazia presso Gesù, nostro Salvatore.
Egli ti ha amata sopra tutte le creature, e ti ha rivestito di gloria e di bellezza.
Vieni in aiuto a me che sono povero
e fammi attingere alla tua anfora traboccante di grazia
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