Tre innocenti stanno per essere giustiziati, ma ecco che accade un fatto eccezionale legato a una promessa.
Nel momento in cui si stanno preparando le forche, infuria un gran temporale, costringendo il popolo a fuggire e i carnefici a rifugiarsi nella Chiesa della Madonna del Porto.
Il culto della Madonna della Catena inizia a Palermo, quando regna, in Sicilia, Martino I il Giovane. Il 18 agosto di quell’anno tre uomini sono stati condannati ingiustamente e stanno per esser condotti a Piazza Marina.
Nell’attesa che l’esecuzione giunga al termine, i tre condannati sono legati con doppie catene all’altare della Vergine, anche se il temporale continua per l’intera giornata, e le guardie devono passare la notte nella chiesetta per sorvegliarli.
I tre si prostrano, con copiose lacrime, ai piedi della Madonna, invocandola col titolo di Vergine delle Grazie e pregando insistentemente. Così, tutt’ad un tratto, caduti i soldati in un sonno profondo, le catene con cui i tre sono trattenuti si spezzano e la voce della Madonna li rassicura e fa loro una promessa.
“Andate pure in libertà e non temete cosa alcuna: il divino Infante che tengo tra le braccia ha già accolto le vostre preghiere e vi ha concesso la vita!”.
Le catene cadono così senza far rumore alcuno e la porta si spalanca. Ecco che i tre innocenti escono dal tempio e le guardie si svegliano solo all’alba.
I soldati riescono a catturare di nuovo i fuggitivi ma sono fermati dal popolo che ricorre all’intervento del re Martino I. Quando questi si reca nella chiesetta, constata il miracolo con i suoi stessi occhi: le catene dei prigionieri si sono infrante. E decide di lasciarli liberi. Si realizza così la promessa della Vergine Maria.
Subito la voce del miracolo si diffonde ovunque, e numerosi pellegrini si recano alla chiesa che ormai è chiamata “della Catena”. I miracoli aumentano e la Madonna della Catena è nominata patrona di molti comuni dell’isola e venerata in molti altri, spandendo il suo culto in tutto il Sud Italia.
Ancora oggi la chiesa è meta di pellegrinaggi, conservando il simulacro di Nostra Signora della Catena. Nel 1500 alla chiesa è stata attaccata una delle catene che chiudevano il porto e, da allora, prende ufficialmente il nome con cui il popolo l’aveva già invocata un secolo prima.
O Maria Santissima della Catena,
o dolce speranza,
o perenne conforto di chi v’invoca con fiducia,
prostrato dinanzi a Voi professo la mia miseria e il mio nulla.
Voi che siete la Regina del cielo e della terra,
Voi che siete la vera e degna Madre del divin Gesù;
Voi che tanto potere esercitate sul suo dolcissimo cuore;
fate ch’io nello stato di necessità in cui mi trovo possa meritare i vostri favori,
e le tante grazie che da Voi si ottengono da Gesù e
si dispensano ogni giorno e ovunque a coloro
che v’invocano col dolce titolo di Madre della Catena,
mi animano a ricorrere a Voi per svelarvi i miei bisogni e
presentarvi le mie suppliche.
Voi o Madre potente,
spezzate anzitutto le catene che al peccato mi avvincono;
rompete i lacci che a me si tendono dai miei nemici spirituali e
legatemi a Voi e al vostro buon Gesù con vincoli di una fede viva e
costante e di un amore forte e sincero.
Stendete, vi ripeto con sant’Alfonso,
stendete le vostre catene e incatenatemi il core.
Così a Voi e a Gesù legato, di cosa potrò io mai temere?
Nessun dubbio avrò della mia sorte eterna,
nessun timore di non essere esaudito se grazia temporale o
spirituale vi domanderò.
E giacché un bisogno mi costringe in questo momento,
io mi rivolgo a Voi con quella stessa fiducia onde il figlio
si rivolge alla sua tenera Madre;
e spero otterrò la grazia tanto a me necessaria
(si esprima la grazia……………).
Voi me la concederete con quella carità con cui la concedeste ai tre infelici condannati,
me la concederete per i meriti vostri,
per i meriti del vostro Nazzareno
e fate che presto io torni a Voi per rendervi il tributo di lode e di ringraziamento.
Salve Regina.
Amen.
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