La protagonista di questa straordinaria storia, stava correndo un grave rischio, perciò si rivolge alla Madonna che accoglie la sua supplica.
Il governo veneziano nel gennaio del 1479 nomina luogotenente della Serenissima per il Friuli il cavaliere Giovanni Emo.
L’uomo ha ricevuto in dono dal Sultano di Costantinopoli un’icona della Madonna, che custodisce gelosamente all’interno del suo castello di Udine.
Accade però che la cuoca del castello, un normale giorno, mentre sta lavorando in cucina, ha un’incidente. Inavvertitamente, la donna si ferisce in modo profondo alla mano con un colpo che quasi gliela stacca di netto. La donna, in preda al panico e al dolore per la grossa lacerazione, si rivolge all’icona di Maria che è posizionata non distante dalla cucina dove lavora.
All’istante, la donna è miracolosamente guarita. Una volta attestato il prodigio, il cavaliere decide di mettere a disposizione della collettività l’icona miracolosa. Per fare questo, decide di donarla alla chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, al di là del “Giardino Grande”, nel luogo che oggi corrisponde a piazza I Maggio.
La chiesa è, infatti, appena stata affidata all’Ordine dei servi di Maria, e l’uomo ritiene che sia la scelta giusta per diffondere la devozione alla Madonna di Udine e per fare in modo che il maggior numero di persone possibile possa fruire delle proprietà taumaturgiche dell’icona.
Il santuario della Beata Vergine delle Grazie di Udine sorge in questo modo per custodire l’immagine miracolosa della Madre di Dio. Nel giorno dell’8 settembre del 1479 c’è una solenne processione che trasporta dal castello alla chiesetta l’immagine della Vergine.
Dal quel momento la devozione del popolo verso la Beata Vergine delle Grazie cresce ininterrottamente fino ai giorni nostri. I molti ex voto che si conservano nel santuario sonno una testimonianza di questa fedeltà mai sopita e che ha fruttato grandi e numerose grazie al popolo udinese.
La “Madonute des graziis” infatti, termine con il quale ci si appella popolarmente a lei, negli ultimi cinque secoli è stata una presenza viva e pulsante. I cittadini di Udine infatti hanno contribuito alla costruzione, alla conservazione e alla decorazione del santuario con grazia e devozione, in particolare nei momenti di emergenza sociale.
Come ad esempio durante il terremoto del 1976, data per la quale nell’atrio della Chiesa viene conservata una memoria artistica, opera del pittore Arrigo Poz di Udine, o per ogni giorno in cui numerosi pellegrini, singolarmente, in famiglia o con la propria comunità ecclesiale, si recano in pellegrinaggio al Santuario.
La celebrazione annuale del “Voto Cittadino”, in cui si riuniscono autorità civili e religiose per il grande omaggio alla Madonna delle Grazie, nella domenica che fa seguito della memoria liturgica di ottobre, è testimonianza di questa fede sincera e devota.
O Beata Vergine delle Grazie,
clemente Madre nostra,
come i nostri antenati
torniamo ad inginocchiarci davanti a Te
mentre la nostra salute e serenità
sono turbate da un virus subdolo e invisibile.
Donaci la grazia di ritrovare in noi la fede
che non ci fa sentire soli nella prova
ma accompagnati ogni giorno
dalla Provvidenza di Dio,
che ci ama come Padre,
e dall’intercessione del tuo cuore di Madre.
Rinnova in noi la coscienza
che più grave in noi è il male dell’anima
e facci sentire il desiderio
di essere liberati e perdonati
dai tanti nostri peccati.
Rafforza la speranza
che questa nostra preghiera
possa essere esaudita.
Per questo affidiamo alla tua protezione
i fratelli e le sorelle malati,
tutti coloro che si stanno dedicando a loro
con coraggio e dedizione,
le famiglie e la comunità friulana,
la Chiesa e tutta l’umanità.
Faisi dongje, o cjare Mari,
cun chel vuestri biel Bambin.
Amen
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