Ritrovata su una parete rocciosa fuori Noto, in provincia di Siracusa, le viene dato un particolare appellativo.
Si tratta di un’icona affrescata da ignoti e raffigurante la Vergine con il Bambino Gesù tra le mani.
Intorno a questa icona, gli abitanti della zona costruiscono una cappella che viene però tristemente distrutta dal terremoto del 1693.
E’ l’immagine della Madonna detta “Scala del Paradiso”, che durante il sisma, rimane intatta. Ma nel 1712 viene tagliata via, trasportata in un’altra chiesa appena edificata. Nel corso di questo trasferimento, però, un giovane abitante della vicina Palazzolo Acreide, che è paralizzato dalla nascita, è miracolosamente guarito.
Il ragazzo, come riportato, è “nato senza moto né vigore in tutte le articolazioni del corpo”. Da quel momento in poi la Chiesa diventa un Santuario, cui è attribuito il nome di Scala del Paradiso, in riferimento alla famosa visione che ha il patriarca Giacobbe (Gn 28, 12).
Il nome rappresenta perciò uno dei titoli in cui la fede e la pietà cristiana diventano vita alla presenza della Vergine Santissima, mistica scala attraverso cui “il Verbo discese dal cielo e s’incarnò”. È infatti grazie a Maria che i suoi figli hanno possibilità di salire fin su le vette dell’incontro con il Signore, il Padre Altissimo che sta nei cieli.
La storia legata a uno dei più famosi santuari siciliani, in cui si nera la taumaturgica Immagine di Maria Santissima Scala del Paradiso, è un vero e proprio emblema della bimillenaria tradizione della Val di Noto.
Qui la Madonna ha annunciato suo Figlio, il Cristo Gesù, nel segno dell’unione tra cielo e terra e della comunione fraterna di tutta l’umanità. Così la storia dell’immagine miracolosa, dipinta su una rupe calcarea ritrovata sui massi sporgenti del “passo del bove”, lungo la strada che da Noto conduce ad Avola.
Maria è dipinta con volto sorridente e soave, rivestito da un panneggiamento alla greca. La Madonna, in una posa estatica, è in piedi con attorno a sé cinque piccoli angeli. Nel braccio sinistro, Gesù, con i suoi riccioli d’oro. Mentre a destra compare la simbolica scala, che conduce fino al cielo tra le verdi e fiorite colline.
La diocesi, nel documento relativo al processo diocesano sull’immagine, riporta che la sua origine potrebbe riportare alla seconda metà del sedicesimo secolo. Ben presto, dopo il ritrovamento, la devozione alla miracolosa immagine acquista un’enorme popolarità.
I cittadini di Noto avrebbero voluto staccare l’affresco dalla rupe per trasportarla dentro la chiesa. Alla fine si opta per erigere un’oratorio-santuario, dove ancora oggi si vedono numerosi ex-voto e lampade votive.
L’11 gennaio 1693 un violento terremoto rade al suo l’antica Noto, facendo crollare l’oratorio mariano. L’immagine, rimasta intatta, è traslata nella nuova chiesa, benedetta il 20 marzo del 1709.
Diventando segno privilegiato, a seguito dell’intronizzazione sul colle della Scala, del rinnovamento sociale ed ecclesiale in quella Sicilia orientale in cui, per secoli, soffia abbondantemente lo Spirito del Signore. E’ infine Paolo VI a proclamare, il 23 novembre 1963, Maria Santissima Scala del Paradiso “Patrona principale della diocesi di Noto”.
Scala sei tu Maria, al paradiso. Figlio amato mi sento, guardandoti nel viso. Grazie ti chiedo, custode della vita; e non mi vergogno, se nel tuo volto ammiro quanto ardentemente sogno.
Pace amore gioia in te io vedo. Umile, implorante, queste grazie ti chiedo. Scala per ascendere, spediti porti al cielo. Scala per discendere, a Dio togli ogni velo. Vergine e madre, grembo di vera ricchezza; in te specchiar io voglio, la mia umana bellezza.
Stammi vicina, proteggimi sempre, donna madre sorella; e lo dirò a tutti: in te la vita è bella. Parlerò al mondo dei palpiti del tuo cuore, perché si sappia ora che Dio è solo amore.
“Solo amore è Dio”: così tu squarci il velo. E per questa via, sei scala verso il cielo.
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