Santa Barbara, che si commemora oggi 4 dicembre, fu una ragazza cristiana uccisa per la fede dal padre pagano dopo grandi sofferenze e umiliazioni che affrontò con fede.
La storia di Santa Barbara, la cui festa liturgica è oggi 4 dicembre, si colloca nel III secolo. Le notizie su di lei sono in parte certe, in parte leggendarie. Ci sono diverse agiografie secondo cui era nata a Nicomedia nel 273 circa.
Il suo nome vuol dire “straniera”. Questo era probabilmente in riferimento al fatto che con il padre Dioscoro all’età di 10 anni o poco più si era trasferita a Rieti. Il padre, infatti, era uno stretto collaboratore dell’imperatore Massimiano Erculeo. Dimorava nella villa rustica di Scandriglia.
Cresciuta in un ambiente pagano, non si sa come, ma venne a conoscere il cristianesimo e lo abbracciò pienamente. Questo suscitò le ire paterne: il padre non poteva assolutamente accettare che sua figlia diventasse cristiana.
Da una delle agiografie risulta che santa Barbara fu prima segregata come punizione per la sua disobbedienza. Rinchiusa in una torre la giovane viene istruita da filosofi, oratori e poeti, ma non riesce proprio ad adorare gli dei pagani.
Secondo un’altra versione, convertitosi sui testi di Origene, una volta liberata temporaneamente, si recò proprio da lui che la battezzò. Più volte il padre tentò di ucciderla non potendo sopportare la sua scelta.
Subì diverse torture. Dal momento che si rifiutava di abiurare venne avvolta da panni ruvidi irti di spine che le lacerano la carne. Si narra che miracolosamente fu proprio Gesù a curare le sue ferite. Il Martirologio Romano elenca i vari tormenti che patì: “il bruciamento colle fiaccole, il taglio delle mammelle ed altri tormenti, compì il martirio percossa colla spada”.
Sembra che ebbe luogo un processo davanti al prefetto Marciano durante il quale Barbara non esitò a professare apertamente la sua fede e non solo: invitò sia il padre che l’imperatore ad aprire il loro cuore a Cristo. Sembra fosse il 2 dicembre 290.
I carnefici mandati da Marciano cercarono allora di bruciarla. Anche questa volta accadde un prodigio, perché le fiamme non la ustionavano. Da qui il legame di santa Barbara con il fuoco, che la tradizione popolare evidenziò nel corso dei secoli fino a farla diventare la protettrice dei Vigili del Fuoco, ma anche degli artiglieri e dei pirotecnici.
Infine, dopo tutta questa serie di prodigi che impedivano la sua morte, il 4 dicembre il padre la condusse in cima a una montagna e la decapitò con la sua spada. Quando fece ritorno a valle, secondo la narrazione tradizionale, Dioscoro fu punito dell’uccisione della figlia perché venne incenerito da un fulmine.
Il corpo di santa Barbara e di Giuliana, altra cristiana uccisa insieme a lei dal padre, furono seppellite da un uomo di nome Valentino. Presso la loro tomba presto cominciarono ad avvenire guarigioni miracolose.Le sue spoglie si trovano conservate nella cattedrale di Rieti.
Oltre al riferimento al fuoco, dai vari elementi citati nelle sue agiografie è derivata, col tempo, una grande quantità di patronati. Per la prigionia subita la sua figura è stata associata alle torri e a tutto ciò che concerneva la loro costruzione e manutenzione e quindi il loro uso militare. È diventata perciò anche patrona di patrona degli architetti, di muratori e tagliapietre, cantonieri, campanari.
Viene invocata per scongiurare i pericoli del fulmine e della morte improvvisa e priva dei conforti sacramentali. Rientra quindi tra i cosiddetti santi ausiliatori. L’iconografia la rappresenta spesso con la palma del martirio, ma anche con una corona o un diadema o con la spada con cui fu trafitta.
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