Oggi 6 febbraio è la festa di San Paolo Miki e compagni: testimoni della fede in Giappone fino all’estremo sacrificio

Modelli di fede in Giappone, san Paolo Miki e compagni sono i martiri di Nagasaki del XVI secolo. Esempi di fortezza e di amore sconfinato per Gesù Cristo.

San Paolo Miki e compagni
San Paolo Miki e compagni – lalucedimaria.it

Ricorre oggi, 6 febbraio, la memoria liturgica di san Paolo Miki e compagni, barbaramente martirizzati il 5 febbraio 1597 su una collina presso Nagasaki. Il giorno è stato posticipato dalla Chiesa al 6 febbraio per non sovrapporlo a quello di un’altra grande martire, sant’Agata.

Erano in tutto 27 cristiani e venenro crocifissi morendo come il Dio in cui credevano e che amavano. San Paolo Miki è ricordato come il primo martire giapponese, oltre ad esser stato anche il primo religioso e missionario nato in quella terra.

La sua città d’origine era Kyoto, dove nacque nel 1556. Gli altri ad essere diventati martiri insieme a lui erano 3 sacerdoti gesuiti, 6 missionari francescani e 17 laici. Tra di loro i più giovani erano due ragazzi dell’età di solo 13 e 11 anni.

Santo di oggi 6 febbraio: San Paolo Miki e compagni

Il Giappone aveva conosciuto solo mezzo secolo prima l’intervento missionario di san Francesco Saverio che aveva intrapreso una grande opera di evangelizzazione in quella terra.

La famiglia di san Paolo Miki aveva probabilmente conosciuto il santo gesuita e si era convertita: lui era stato battezzato a 5 anni. Mandato a studiare proprio dai gesuiti si impegnò a studiare il latino, così tanto difficile per la distanza linguistica e dimostrò di avere ottime doti di predicazione.

La sua opera genera numerose conversioni provate dalle ostilità e dalla vera e propria persecuzioni causata dallo Shogun Hideyoshi. Con la paura che il crtistianesimo potesse rappresentare una minaccia per l’unità nazionale mise in atto una forte azione persecutoria.

Nel 1587 la comunità cristiana, che era cresciuta sempre di più dai tempi di san Francesco Saverio,  contava già oltre 200 mila battezzati.

La persecuzione e il martirio

Prima Toyotomi Hideyoshi, il più influente presso l’imperatore, emise il primo editto contro i cristiani, ordinando di bandire i missionari dalle sue terre. Poi  ordinò ai governatori da lui dipendenti di arrestare tutti i religiosi cristiani.

Mentre molti trovarono rifugio nelle campagne, alcuni furono catturati. Furono prima condotti in una piazza,  e lì subirono il taglio di un pezzo dell’orecchio sinistro. Le torture erano aolo agli inizi: ce ne furono tante. I prigionieri dovettero camminare in marcia per 600 miglia da Kyoto a Nagasaki dove furono uccisi.

Ciò fu fartto per dimostrare ai giapponesi a quali pene sarebbe stato sottoposto chi avrebbe professato al fede cattolica. I martiri camminavano cantando il Te Deum. Sulla collina di Nagasaki furono collocate delle croci con i nomi dei condannati a morte. Questi santi testimoni della fede quando le videro le baciarono.

Riuscirono ad ottenere di potersi confessare prima dell’esecuzione. Furono legati alle croci con corde e anelli di ferro. San Paolo Miki dalla croce disse: “L’unica ragione per cui sono condannato è che ho insegnato il Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo. Sono felice di morire per esso e accetto la morte come un grande dono del mio Signore“. Prima di morire esclamò le parole di Gesù: “In manus tuas, Domine, commendo spiritum meum” dopo aver esortato tutti i presenti a seguire il Signore.

Le lodi dei martiri in croce

Un altro dei martiri appeso alla croce si mise a intonare il Benedictus. Gli si unirono anche gli altri. Recitavano le litanie a Maria e a Gesù e san Paolo MIki pregò per la conversione dei carnefici. 

Furono trafitti con la spada per accelerarne la morte. I fedeli raccolsero il sangue dei martiri come reliquia preziosa. Si verificarono anche dei prodigi: si racconta che ci furono apparizioni di globi di fuoco discesi sulle spoglie dei santi. Inoltre gli uccelli rapaci non toccarono i loro corpi nonostante gli si fossero avvicinati.

La canonizzazione di San Paolo Miki e dei suoi 27 compagni martiri arrivo solo alcuni secoli dopo, nel 1862, dopo la  la beatificazione avvenuta nel 1627.

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