Trasuda sangue la Pietà di Cannobio e lo fa dalle ferite di Gesù, dai suoi occhi e anche da quelli di Maria. Ma c’è un altro fatto incredibile che lascia esterrefatti.
Sarà uno dei Canonici del luogo a raccogliere qualcosa di prezioso e a portarlo in processione all’interno di un reliquiario nella chiesa, dove da quel giorno è conservato.
Una ragazzina osserva il dipinto per caso, fino a quando non si accorge che sta per accadere qualcosa che segnerà per sempre la vita di quel paese.
La figlia tredicenne di un oste, era stata incaricata di andare a prendere qualcosa per la madre al piano superiore. Avanzando casualmente verso un dipinto sulla parete, una Pietà che raffigura Gesù, la Madonna Addolorata e San Giovanni Evangelista piangente, vide che tutte e tre le immagini esalavano sangue vivo e copioso.
La ragazzina esclamò: “Mamma, mamma, correte! Venite a vedere che la Madonna, il Signore Gesù e S. Giovanni piangono lacrime di sangue!”.
Tutti accorsero e notarono che dalle ferite di Gesù, come dai suoi occhi e anche da quelli di Maria, fuoriusciva davvero del sangue vivo, mentre dagli occhi di San Giovanni evangelista delle lacrime turchine.
Col passare delle ore, la piaga del costato del Signore Gesù diventò più gonfia, fino a che ne fuoriuscì una piccola costola, proporzionata alla grandezza di Gesù nel dipinto. La costola cadde al di fuori del quadro, su di una tovaglietta distesa lì sotto. Un fatto unico al mondo. Numerosi medici la osservarono e analizzarono.
Verso le 21, uno dei Canonici della Collegiata raccolse la santa costola e, dopo averla riposta in un prezioso calice, la portò in processione all’interno della chiesa di San Vittore, dove ancora oggi si conserva all’interno di un artistico reliquiario argentato.
In altre occasioni si ripetè il prodigio della lacrimazione, come quando tra la folla c’era anche il conte Federico Borromeo con due suoi fratelli. In un’altra occasione, il corpo del Signore si manifestò tutto coperto di piaghe sanguinanti, come fosse appena stato flagellato.
La Curia Arcivescovile di Milano fece iniziare una meticolosa inchiesta con dieci testimoni, selezionati tra quanti avevano assistito al prodigio. Anche padre Agostino Gemelli nel 1922 analizzò la costa e le tracce di sangue, decretando che si trattava di vero sangue.
La “saletta” dove avvenne il prodigio, diventò col tempo meta di così tanti pellegrinaggi. Nel 1526, divento, poi, un santuario. Ad oggi la festa della Pietà di Cannobio continua ad essere molto sentita tra il popolo.
Fin dalla sera del 7 gennaio, quando comincia la celebrazione solenne dei “lüminéri” e dopo avere spento le luci, si cala la nuvola con il reliquiario, mentre il tenore intona l’Inno della Santissima Pietà e i fedeli si portano al presbiterio per il bacio della reliquia. Prima della spettacolare processione per le vie e le piazze di Cannobio, tutte illuminate, per ritornare poi il giorno successivo, l’8 gennaio, nella Chiesa di San Vittore con un corteo solenne.
O nostra viva gloria
Santissima Pietà
deh salga a Te del popolo
l’inno che non morrà
D’inesprimibil gaudio
s’accende e freme il cor
allor che il gran prodigio
rimembra del Signor.
Mirò la terra attonita;
il ciel ancor stupì;
sovra dipinta Immagine
Cristo il suo seno aprì!
Cadde la Costa carnea
sull’improvviso altar,
e di purpuree gocce
i drappi rosseggiar.
Il nuovo orror del Golgota
Giovanni contemplò,
e la dolente Vergine
commossa lacrimò.
Scendi propizio sangue,
che il Salvator ci diè:
l’umana colpa astergere
solo è concesso a te.
Per te, Costa Santissima
a Dio chiediam perdon;
apporta tu sui miseri
novella redenzion.
Un dì serbasti provvida
all’Italo confin
la fè, che guida i popoli
ad immortal destin;
Ed or l’errante illumina
che nega il sacro ver,
e rendi pura l’anima
che adora il tuo mister.
Cannobio, a te nei secoli
arriva la Pietà;
tesor a questo simile
giammai la terra avrà.
Leviam l’osanna fervido
al mite Redentor;
trionf con lo Spirito
l’eterno Genitor.
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