Una testimonianza di amore genitoriale, vissuto come una vera e propria vocazione di vita, ci arriva da Miami.
Michael e Camille Geraldi, pediatra e infermiera rispettivamente, si erano conosciuti, lavorando nello stesso ospedale pediatrico.
Spesso Camille si fermava oltre l’orario di lavoro, per cullare tra le sue braccia i bambini malati terminali, lasciati da soli a combattere contro il male terribile.
Questa sensibilità accumunava i due, tanto che, da sposati, decisero di farla diventare una vera e propria mission.
“Avevamo entrambi un sentimento speciale per quei bambini. Fu questo a unirci, inizialmente”, aveva detto Michael.
Cominciarono allora ad adottare i bambini affetti dalla sindrome di Down, dalla spina bifida, da paralisi cerebrale, da autismo e da altre patologie gravi, per dare loro quell’amore che da altri non avevano mai ricevuto.
Di li a poco fondarono un gruppo, per il sostegno dei bambini diversamente abili e per la loro educazione, il “The Up With Down Syndrome Foundation”, oggi divenuto la “Possible Dream Foundation” .
Così, in 40 anni di matrimonio, Micheal e Camille, sono stati i genitori di 88 bambini (oltre che dei loro figli naturali), di cui avevano ottenuto proprio la tutela legale.
Molti sono oggi adulti che studiano o lavorano, che si rendono utili alla comunità e conducono una vita dignitosa. Di quegli 88 ne sono sopravvissuti solo 31, purtroppo, ma tutti hanno avuto una mamma e un papà amorevoli.
Come si può immaginare, non poche sono state le difficoltà che la coppia ha dovuto affrontare. Oltre a quelli di ordine pratico, nel 1992 l’uragano Andrew, rovinò tre edifici che ospitavano i bambini; un altro edificio, qualche anno dopo, fu colpito da un fulmine che lo incenerì …
Tutto questo, Micheal e Camille, lo hanno sempre affrontato insieme, senza mai perdersi d’animo o prendersi una vacanza.
Qualche mese fa, a causa di un brutto male, Michael Geraldi è venuto a mancare. Di lui dice la moglie: “Era il genere di medico che richiamava sempre e che non sarebbe andato a letto se non avesse prima telefonato ad ogni paziente che aveva sulla lista. E’ stato così sin dal giorno in cui l’ho conosciuto.”.
E a tutto questo va reso certamente merito.