Fra i luoghi di fede immersi nelle zone della Toscana, c’è l’abbazia di Sant’Antimo. La sua storia si radica molto indietro nel tempo, quasi alle origini del Cristianesimo.
Un complesso monastico insistente nella diocesi di Siena, è una delle architetture più importanti del romanico toscano. Data ai monaci benedettini che l’hanno governata per diversi secoli, ora è gestita dalla diocesi, ma non vi risiede alcuna comunità monastica.
Guardiamo ed osserviamo da vicino questo luogo, così carico di storia, di fede e di spiritualità e immergiamoci in esso.
Nel pieno del Centro Italia, nell’arcidiocesi di Siena – Colle Val d’Elsa – Montalcino, c’è un luogo sacro che racconta la sua storia e che ci accompagna per mano alla sua scoperta. Stiamo parlando dell’abbazia di Sant’Antimo. Un complesso monastico che ha visto la sua creazione già nel III secolo dopo Cristo ma, anche, una serie di vicissitudini che hanno accompagnato quanto la vita del diacono Antimo (di cui l’abbazia porta il nome), quanto anche del monastero stesso.
Come dicevamo, la storia di questo luogo ha origini molto antiche. Il nucleo primitivo dell’abbazia risale al culto delle reliquie di Sant’Antimo di Arezzo, alla cui morte, nel 352, sul luogo del suo martirio venne edificato un piccolo oratorio. L’incisione “Venite et bibite” invece farebbe pensare alla presenza di una fonte con proprietà terapeutiche.
Nel 715 la chiesa era custodita da un prete della diocesi di Chiusi, nel cui territorio essa ricadeva. Nel 770 i Longobardi incaricarono l’abate pistoiese Tao di iniziare la costruzione di un monastero benedettino e gli affidarono anche la gestione dei beni demaniali del territorio.
Carlo Magno, di ritorno da Roma nell’781, ripercorrendo la grande via creata dai Longobardi, chiamata in seguito “Francigena”, giunse a Sant’Antimo e pose il suo sigillo sulla fondazione del monastero. Il 29 dicembre 814 un documento di Ludovico il Pio, figlio e successore di Carlo, arricchì l’abbazia di doni e privilegi. L’abbazia diventò a tutti gli effetti, un’abbazia imperiale.
Con l’impulso carolingio, la comunità iniziò il suo periodo di apogeo. L’abate di Sant’Antimo fu insignito del titolo di conte palatino. Nel 1118 inizia la costruzione della nuova chiesa, sotto la guida dell’abate Guidone. Verso la metà del secolo XII la costruzione della nuova abbazia fu quasi completata, solamente la facciata non era ancora terminata.
Il 12 giugno 1212 con un accordo tra l’abate di Sant’Antimo, la città di Montalcino e Siena, venne sancito che l’abbazia doveva cedere un quarto del territorio di Montalcino alla città senese. Con la perdita di Montalcino, l’abbazia perse il centro più importante della propria giurisdizione. Siena iniziò ad intaccare i beni della comunità benedettina.
La decadenza dell’abbazia ebbe inizio e si susseguirà per tutti i secoli successivi, tanto da arrivare all’anno 1870 venne abitata da un mezzadro, che alloggiava nell’appartamento vescovile, utilizzava la cripta carolingia come cantina, la chiesa come rimessa agricola e il chiostro per gli animali.
Sarà soltanto nel secolo successivo che l’abbazia tornerà al suo antico splendore. Nel 1970-1973, nello stesso periodo in cui a Sant’Antimo vengono girate alcune scene del film “Fratello sole, sorella luna” di Franco Zeffirelli, le Belle Arti di Siena rifanno interamente il tetto della chiesa.
Nel 1970 la diocesi di Montalcino viene data dalla Santa Sede in amministrazione apostolica all’arcivescovo di Siena, Mario Ismaele Castellano, il quale nel 1975 invia come delegato per il governo della diocesi il suo ausiliare Alessandro Staccioli.
Per interessamento di Mons. Staccioli si decide di ricostituire una comunità monastica a Sant’Antimo. Tale incarico viene affidato a un gruppo di giovani monaci provenienti dalla Francia. Essi fondano, nel 1979, una comunità ispirata alla regola dell’ordine dei Canonici regolari premostratensi.
Con l’appoggio delle Belle Arti di Siena, del comune di Montalcino e delle vicine parrocchie di Montalcino e Castelnuovo dell’Abate, i lavori iniziano nel 1990. La ristrutturazione parte dall’edificio del vecchio refettorio e sono mirati a renderlo nuovamente abitabile. Nel 1992, terminati i lavori di ristrutturazione, i monaci si insediano nell’abbazia.
Nel gennaio 2016 ai Premostratensi subentrano in un primo momento i benedettini olivetani provenienti dalla vicina abbazia di Monte Oliveto Maggiore, ma l’esperienza terminerà dopo poco più di un anno.
Attualmente l’abbazia è gestita per eventi liturgici e culturali dall’arcidiocesi di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, ma nessuna comunità monastica vi risiede.
Da dove si origina il nome di quest’abbazia? Si tratta di un diacono aretino, martirizzato insieme a san Donato nel 352. Secondo la leggenda, il vescovo aretino Donato stava celebrando una funzione di ordinazione insieme ai diaconi Antimo e Asterio. Mentre Antimo distribuiva la comunione con un calice di vetro, nel tempio entrarono alcuni pagani che, con violenza, gettarono a terra il calice, mandandolo in frantumi.
Donato raccolse e riunì i frammenti, ma si accorse che mancava un pezzo di vetro nel fondo del calice. Incurante del problema, continuò a servire il vino senza che neanche una goccia uscisse dal calice. Questo provocò lo stupore dei pagani, che si convertirono. Seguirono l’arresto di san Donato, la sua uccisione assieme ad altri cristiani. Antimo, unico dei compagni martirizzati insieme a Donato, non venne sepolto a Pionta, nell’aretino, ma altrove.
L’abbazia di Sant’Antimo è aperta, tutti i giorni, dal lunedì al sabato dalle ore 10.30 alle ore 17.00. La domenica, invece, dalle ore 11.00 alle ore 17.00.
La celebrazione della Santa Messa, invece, è limitata solo alla domenica e ai giorni festivi alle ore 11.00.
Come raggiungerla? Dall’autostrada A1, prendere l’uscita verso Chiusi-Chianciano Terme. Successivamente, entrare SP146, SP40, Strada Provinciale del Banditone, S.da Provinciale del Monte Amiata e seguire le indicazioni per Montalcino.
Per nove giorni consecutivi ci rivolgiamo con fiducia alla Vergine Maria che per il tramite…
San Francesco d'Assisi è uno dei Santi più venerati e conosciuti da tutto il mondo…
Papa Francesco durante l'Udienza generale del mercoledì ha annunciato la tanto attesa data di canonizzazione…
La commovente storia di un uomo concepito da uno stupro che esalta il coraggio della…
Santa Cecilia, che si ricorda oggi 22 novembre, è la patrona della musica e dei…
Meditiamo il Vangelo del 22 Novembre 2024, iniziando la giornata con una profonda riflessione sulla…