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Abortisce per truffare assicurazione (abbiamo toccato il fondo)

Una truffa  a danno delle assicurazioni che lascia attoniti, tanto orrenda e diabolica è la modalità con cui si è sviluppata la vicenda. Una donna ha abortito alla 24esima settimana di gravidanza ma nonostante tutto il bambino è nato vivo, ma è stato lasciato morire lentamente e senza alcuna assistenza..

Questo è quello che è emerso dalle indagini congiunte della guardia di finanza e della polizia di stato di Cosenza. Sono state arrestate alcune persone direttamente implicate nell’orribile e vergognosa vicenda, compresa la mamma del bambino una donna di 37 anni residente a Corigliano calabro e il medico di 57 anni che ha procurato l’aborto l’accusa per entrambi è quella di infanticidio. Anche per altre due persone che lavoravano allo stesso ospedale di Corigliano sono stati disposti gli arresti.

I fatti sono avvenuti nel 2012 la donna implicata al 24esimo mese di gestazione tra la 24/a e la 28/a settimana, ha denunciato un falso incidente stradale e si è recata al più vicino pronto soccorso asserendo che a causa dell’urto provocato dall’incidente il bambino sia nato prematuramente. Ma in realtà secondo le indagini eseguite minuziosamente dalle forze dell’ordine la donna consenziente si è prestata a far nascere prematuramente il bambino con una tecnica abortiva chiamata “pinzamento” nonostante tutto la creatura è nata viva una volta arrivata in ospedale è stata lasciata morire senza cure appropriate. Tutto grazie alla complicità del medico corrotto del pronto soccorso di Coregliano Calabro al quale sarebbe andata una parte del ricavato dell’indennizzo del risarcimento ottenuto dall’assicurazione truffata.

Il dirigente della sezione di polizia stradale di Cosenza, Domenico Provenzano, nella conferenza stampa tenuta davanti ai giornalisti locali ha affermato che l’indagine prosegue perchè ci sono altri casi simili di truffa in cui alcune donne avrebbero abortito per cercare di l’importo dei risarcimenti richiesti alle assicurazioni e che presto sarà fatta chiarezza sulle nuove indagini, il dott. Provenzano si rammarica per la crudeltà perpetrata nei confronti del nascituro affermando che “sarebbe bastata una boccata di
ossigeno e il bimbo oggi sarebbe vivo”.

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