Quando incoraggia norme e pratica contro la vita e la dignità umana, la politica perde la sua ragione fondante, spiegava il card. Biffi. E porta il popolo alla rovina.
Nelle scorse settimane infatti si è assistito con grande sgomento al tweet del ministro della Salute Roberto Speranza, fiero di annunciare la possibilità per le donne di utilizzare in casa la pillola abortiva RU486 addirittura fino alla nona settimana.
Per rispondere alla violenza di tale affermazione, vanno riproposte le parole che il cardinale Giacomo Biffi pronunciò nel lontano 2 febbraio 1986. Durante l’omelia della messa in occasione del pellegrinaggio diocesano al santuario della Beata Vergine di San Luca, promosso per la Giornata per la Vita.
L’allora arcivescovo di Bologna infatti, commentando il passo del Deuteronomio – “Io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza” (Dt 30, 19) – spiegava che la Parola di Dio non finisce affatto con il singolo contesto in cui viene pronunciata.
Ma che al contrario, essa “ha una valenza eterna”. Perciò in quel passo biblico c’è un “invito a una decisione fondamentale, che Mosé rivolge agli Israeliti ancora in marcia verso la terra della promessa”. E che “si indirizza in realtà all’umanità di ogni epoca della storia”. Perciò con ancora maggiore “vigore questa parola antica e sempre nuova sia rivolta a noi e a tutti gli uomini di questi tempi”.
L’uomo infatti oggi è costantemente bersagliato dall’azione del male, che si veste da agente morale, da “angelo buono”. Facendoci illudere della bontà delle sue proposte di morte. Ci sono due strade che l’umanità oggi può imboccare, e di fronte a questo bivio è necessario assumere una decisione netta.
Sono due strade che riguardano due diversi modi di vivere, di esistere, di operare nella realtà per esserne partecipi nel nome di Cristo. “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15, 19).
In gioco c’è il destino delle nostre vite e dell’umanità interna. Nella Bibbia è già stato tutto scritto, sta a noi cibarci ogni giorno con la Parola del Signore e mettere in pratica i Suoi insegnamenti, affinché il mondo possa trovare, anche grazie alla nostra testimonianza, la strada della redenzione. In vista della Salvezza che ci è stata consegnata dal Signore Gesù con il suo sacrificio sulla Croce.
Nella lettera ai Romani di San Paolo, ad esempio, vediamo una netta anticipazione di ciò che purtroppo oggi si sta compiendo sotto i nostri occhi talvolta inerti. In quel testo biblico infatti, si parla di “uomini che soffocano la verità nell’ingiustizia” (Rm 1, 18), che “hanno vaneggiato nei loro ragionamenti” facendo in modo che “si è ottenebrata la loro mente ottusa” (Rm 1, 21).
“Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti” (Rm 1, 22), è quanto si legge. Gli uomini, si spiegava già allora, autori di opere mortifere “non solo continuano a farle, ma anche approvano chi le fa”(Rm 1, 32).
Il cardinale Biffi, durante la sua magistrale omelia, mise in fila queste citazioni proprio per mostrarci la strada della perdizione che purtroppo, sempre più, il mondo sta imboccando. Per mancanza di conoscenza, per ignoranza, ma ancor più per l’opera scientemente organizzata e portata avanti dal principe delle tenebre, che ha grande potere sulle menti ottenebrate che cerca di portare a lui.
“La sventura più grave però non è data dalle pur tragiche aberrazioni del mondo attuale”, affermava, sconsolato, Biffi. “La sventura più grave è data dai cristiani che sembrano per larga parte inclini a dimenticare di essere chiamati a prendere posizione”, proseguiva. Uomini e donne “che si illudono di poter essere discepoli di Cristo e insieme di non essere in contrasto di idee con nessuno”.
Soggetti che perciò “confondono la doverosa fraterna pietà verso tutti quelli che sbagliano (e chiedono di essere più aiutati e amati che giudicati), con la benevola comprensione per l’errore e per l’iniquità”, spiegava. “Comprensione che rischia di diventare o almeno di apparire connivenza”.
Ma come scritto nell’Apocalisse: “Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca” (Apocalisse 3, 15).
“Gesù non è venuto per cancellare ogni confine tra il vero e il falso, tra il giusto e l’ingiusto, ma perché gli uomini potessero ritornare a servire con tutta la loro anima e con tutta la loro esistenza alla verità e alla giustizia”, ricordava infatti il cardinale Biffi.
Per questo, ancora oggi, la critica e autocritica di Biffi, passata alla storia, è più attuale che mai. “Noi cristiani svigoriti dagli agi e dalle mollezze di una società sazia e senza speranze, abbiamo troppa voglia di dimenticare che, se il Figlio di Dio è stato chiamato dallo Spirito Santo «segno di contraddizione», segno di contraddizione devono essere anche coloro che aderiscono a lui e sono una cosa sola con lui”.
Il cardinale Biffi perciò invitava, senza dubbi né incertezze, a scegliere la vita. “Scegli la vita, e impegna tutte le tue forze perché la vita trionfi; aiuta concretamente ogni iniziativa che si pone al servizio della vita; incoraggia i deboli, consiglia al bene i dubbiosi, esprimi senza paura il tuo dissenso di fronte a ogni atto e a ogni pensiero perverso”.
Scegli la vita, dico a ogni donna, di ogni età e condizione; scegli la vita, quando – ingannata dai falsi e ossessivi dogmi della cultura dominante – sei tentata di snaturare te stessa al punto da farti, invece che madre, dispensatrice di morte.
Scegli la vita, dico a ogni medico e a ogni operatore sanitario, e sii coerente con la tua propria missione. Nessuna legge dello stato può autorizzarti a diventare uccisore di uomini; nessuna legge dello stato può trasformare un delitto in un atto consentito e addirittura pubblicamente rimunerato.
Scegliete la vita, dico ai legislatori d’Italia. Rendetevi finalmente conto che, incoraggiando e addirittura finanziando le pratiche contro la dignità e l’esistenza stessa dell’uomo, voi avete posto le premesse sicure della rovina del nostro popolo.
Il demonio è infatti “omicida“, spiegava Biffi, in quanto “possiede un’arte del crimine più sottile e più efficace. Egli raggiunge i suoi scopi malefici persuadendo l’uomo a distruggersi con le sue mani. È il delitto perfetto, attuato con la diffusione della menzogna”.
“Chi, se non il padre di ogni ipocrisia, può aver ispirato a intitolare un provvedimento che autorizza l’interruzione della gravidanza Legge per la tutela della maternità?”, chiedeva. “Chi, se non un’intelligenza diabolica, può essere riuscita nell’intento di far accogliere in una mente ragionevole la persuasione che la vita nuova accesa nel grembo di una donna non sia una vita umana e possa essere soppressa addirittura con il sussidio dello stato?”.
Chi, se non il demonio, potrà mai far credere che l’uccisione dell’anziano sia opera di misericordia, aprendo così le porte a tutte le impazienze egoistiche e a tutte le avidità incontrollate? Chi, se non il principe delle tenebre può aver convinto gli sciagurati che sono andati imperversando in questi anni, che seminando terrore, sofferenza, morte, si può giovare alla costruzione di un mondo più giusto?”.
Perciò, “con questo modo malvagio e scaltro, Satana riesce ad appagare il suo odio impotente contro Dio, conducendo a poco a poco l’uomo, immagine viva di Dio, verso la pazzia dell’autodistruzione”.
“Noi, però, che siamo radunati nel nome di Cristo, non abbiamo paura“, concluse Biffi, ricordando la speranza insita nel cuore di ogni cristiano e che viene direttamente dal Signore. “Noi siamo e vogliamo essere il popolo della vita; a noi è stata data la buona notizia che nel Figlio di Dio crocifisso e risorto la morte è stata debellata per sempre.
Noi siamo il «campo di quei che sperano», la «Chiesa del Dio vivente», che «soffre, combatte e prega», ed è certa della finale vittoria del suo Signore”.
Giovanni Bernardi
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