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Aborto e diritti lgbt: Polonia nel mirino dell’Unione Europea

La Polonia è sempre più sotto assedio per via dell’aborto. Non bastavano le proteste di piazza delle scorse settimane, ora è arrivata anche la risoluzione di condanna del Parlamento Europeo.

Con 455 voti favorevoli, 145 contrari e 71 astensioni gli eurodeputati hanno decretato che la sentenza dello scorso 22 ottobre della Corte Costituzionale polacca. La decisione proclama illegittimo l’aborto in caso di gravi malformazioni del feto, “mette a rischio la salute e la vita delle donne”.

Dalle statistiche, infatti, emerge che il 96% degli aborti legali praticati nel paese slavo nel 2019 fosse dovuto proprio a malformazioni fetali.

Partito Popolare Europeo diviso sull’aborto

A Strasburgo, hanno votato compatti a favore della risoluzione tutti gli europarlamentari dei gruppi socialisti e democratici, mentre il Partito Popolare Europeo è risultato spaccato. Tra gli italiani, spicca infatti l’astensione dell’ex presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, mentre Massimo Salini è stato l’unico esponente di Forza Italia a votare contro. Contrari anche gli eurodeputati di Fratelli d’Italia e Lega e ad altri gruppi sovranisti e di destra.

Con la risoluzione B9-0373/2020 del 26 novembre, il Parlamento Europeo esorta “tutti gli Stati membri a garantire un’educazione completa alla sessualità, un facile accesso per le donne e le ragazze alla pianificazione familiare e l’intera gamma di servizi per la salute sessuale e riproduttiva, compresi metodi contraccettivi moderni e l’aborto sicuro e legale”. La risoluzione ricorda, poi, che “in diverse occasioni, le sentenze della Corte europea dei diritti dell’uomo hanno stabilito che le leggi restrittive in materia di aborto e la negazione dell’accesso all’aborto legale violano i diritti umani delle donne”.

Da qui, dunque, l’ammonizione: “Alcuni Stati membri hanno cercato di fare un passo indietro nell’ambito della salute sessuale e riproduttiva e dei relativi diritti. Nello specifico vengono menzionate “le tutele giuridiche esistenti per l’accesso delle donne all’assistenza in caso di aborto“. Fino a tentare “di vietare completamente l’aborto o rimuovere le basi giuridiche esistenti per l’aborto”.

Chiese profanate in nome del “femminismo”

Le pressioni internazionali sulla Polonia sono cresciute esponenzialmente nelle ultime settimane. Le manifestazioni contro la sentenza della Corte Costituzionale sono spesso degenerate nella violenza e in atti vandalici contro chiese e parrocchie. Ciò ha suscitato la riprovazione della Conferenza Episcopale Polacca. Il numero uno dei vescovi, monsignor Stanislaw Gadecki, ha dichiarato: “Profanare le chiese e gli altari, usare violenza, imbrattare con atti vandalici gli edifici sacri, disturbare le funzioni religiose e impedire la libertà di culto non sono il modo giusto di agire in uno stato democratico”. Il presule ha anche lamentato l’impedimento a molti credenti di pregare nelle proprie chiese, a causa delle suddette aggressioni. In tal modo, ha affermato Gadecki, è “stato con la forza il diritto di professare la propria fede”.

Sia la Polonia che l’Ungheria, inoltre, sono nel mirino della Commissione Europea, per aver posto il loro veto sul recovery fund. Varsavia e Budapest hanno infatti rifiutato la condizionalità per l’erogazione dei fondi in merito al rispetto dello stato di diritto. In altre parole, Bruxelles impone il perseguimento di politiche pro lgbt, che i governi di Mateusz Morawiecki e di Viktor Orban rigettano categoricamente. Il parlamento ungherese in particolare sta discutendo il possibile inserimento nella Costituzione del principio per cui il matrimonio e la filiazione riguardano esclusivamente coppie di sesso diverso.

Il Family Day italiano dalla parte dei pro life polacchi e ungheresi

Intanto, dall’Italia, giunge una voce a difesa del governo polacco. Il leader del Family Day, Massimo Gandolfini ha giudicato la risoluzione di condanna dell’Europarlamento come “una vera e propria entrata a gamba tesa nelle politiche nazionali dei singoli Stati“.

Un’ingerenza che, spiega l’attivista pro-family, “riguarda in particolare le politiche familiari e quelle scolastiche, la cui esclusiva competenza e sovranità di scelta spetta sempre e solo a ciascun singolo Stato”.

L’Europa delle culle vuote, della droga libera e dell’eutanasia per tutti – aggiunge Gandolfini – ora vuole ricattare stati come Polonia e Ungheria, che non ci stanno a rinunciare alla propria eredità valoriale e culturale millenaria”.

Luca Marcolivio

Luca Marcolivo

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Luca Marcolivo

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