Il resto del mondo si domanda come mai i cristiani non riescono a comprendere che, dietro le battaglie per ottenere la legge sulle pratiche di aborto, sulle regole di manipolazione genetica, ci sia la volontà e il desiderio di rendere l’essere umano più libero di decidere di se stesso.
In questa domanda è già insita la risposta. Potremmo, infatti, dire che noi cristiani proprio non comprendiamo come il resto del mondo possa non capire la nostra posizione.
I cristiani sanno, e credono fermamente, che l’essere umano non abbia alcuna necessità di decidere come vivere o morire; che questa “pratica” sia riservata a Dio.
Soprattutto, i cristiani pensano e asseriscono che ogni vita abbia un valore ineguagliabile, ed è data solo dal Creatore, e che, dunque, debba essere difesa ad ogni costo, preservata, rispettata, tutelata.
Ne va da se che le pratiche come l’aborto, la clonazione o ogni altro tipo di manipolazione genetica siano da escludere, semplicemente perché ritenuti soprusi, abusi, contro la sacralità della vita.
Parlando dell’aborto, ad esempio, ogni 1000 bambini nati, 185 periscono, a causa di un’interruzione di gravidanza volontaria (IVG), e questo solo in Italia.
I dati, pubblicati dal Ministero della Salute, si riferiscono al 2015 e parlano di 87.639 aborti; un numero incredibile di bambini a cui non è stata data la possibilità di vivere, perché, altrettante madri, hanno deciso di essere “libere” di non occuparsi di loro.
Le statistiche hanno ottenuto dati diversi al Nord del Paese (con 39.728 IVG,) al Sud (con 20.746 IVG) al Centro (con 18.770 IVG), nelle isole (con 8.395 IVG).
Si sa anche che la maggior parte delle donne che abortiscono hanno 20-24 anni (per il 20,6%), 30-34 anni (per il 21,6%), 35-39 anni (per il 20,9%), 40-44 anni (per il 10,8%), oltre 45 anni (per 1%). Ma i dati riguardano anche le giovanissime: le ragazze che hanno meno di 15 anni (per lo 0,2%) e 15-19 anni (per il 7,5%).
Le statistiche rivelano anche che, le donne che scelgono l’aborto, sono di diversa estrazione sociale e che hanno il comune solo il desiderio di non avere un figlio. Esse sono, infatti, lavoratrici o disoccupare, sposate o single, studentesse o casalinghe, anche se in percentuali diverse.
In merito all’aborto, anche l’Unione Europea e le forze politiche che rappresenta si esprimono costantemente pro o contro live, quasi senza nemmeno dar conto di come vengono investirti i soldi dei contribuenti, nelle cliniche autorizzate all’aborto: “… sulle priorità per la 61esima sessione della Commissione Onu sullo status delle donne, è stata approvata con 371 voti a favore, 198 contrari e 74 astensioni. Il Parlamento europeo condanna fermamente la norma global gag che vieta alle organizzazioni internazionali di ricevere dagli Usa finanziamenti per la pianificazione familiare se offrono servizi per l’aborto”.
Questo è ciò che si legge in uno dei documenti, aggiornato agli ultimi mesi: il Parlamento Europeo è disposto, in maggioranza, a contrastare la decisione antiabortista, “aumentando significativamente i finanziamenti in materia di salute sessuale e riproduttiva”.
E’ di pochi giorni fa anche la notizia che Zhong Zhong e Hua Hua siano due scimmie clonate, con la stessa tecnica che venne usata per la compianta pecora Dolly, mettendo cioè il nucleo di una cellula dell’individuo da clonare (da copiare, letteralmente) in un ovulo non fecondato, privato del proprio nucleo.
Dovremmo riflettere sul fatto che, da decenni e decenni, si usano cavie da laboratorio per esperimenti scientifici, il cui risultato, qualora fosse ritenuto valido, verrebbe, poi, esteso all’essere umano.
Se l’indignazione di animalisti e di altre categorie affini, pronti a difendere i diritti delle bestioline (anche dei ratti), si esalta, quando si parla di sperimentare prodotti alimentari o cosmetici, nessuno sembra, invece, scandalizzarsi se le stesse cavie vengono usate dal Dipartimento di Fisiologia, sviluppo e neuroscienze dell’Università di Cambridge.
Li si sta cercando di creare il primo embrione in provetta, senza quindi un ovocita fecondato. Si tratterebbe proprio di un embrione di ratto.
Il discorso si allarga così, immediatamente, alle tanto chiacchierate cellule staminali e al loro utilizzo in futuro. Ricordiamo che queste sono un tipo di cellule in grado di fornire al corpo nuove cellule, per sostituire quelle vecchie o malate della stessa specie. Ad esempio, le cellule staminali della pelle creano altre cellule staminali della pelle, quando c’è da curare una ferita. Così ogni organo contiene un tipo specifico di cellule staminali.
Esistono delle cellule staminali particolarissime, quelle embrionali, presenti sin dai primi stadi dello sviluppo del feto, che sono in grado di produrre tutti gli organi e i tessuti del nostro corpo, a differenza delle staminali adulte, già specializzate.
Ciò significa che la tendenza è di poter, presto, utilizzare questo tipo di cellule per rigenerare gli organi di persone affette da gravi malattie, come quelle tumorali o degenerative.
Ovviamente, le cellule staminali embrionali sono già embrioni e, sentir dire che sono quelli avanzati da trattamenti di fertilità e che verrebbero comunque gettati, non risolve nessun problema etico.
Il punto è che, per arrivare a questo traguardo, la scienza dovrebbe poter creare cellule di ricambio e quindi sacrificare embrioni (vite in divenire), per salvare umani adulti.
Tornando all’embrione del topo di Cambridge, manca per ora di alcune cellule staminali, quelle del foglietto embrionale, da cui si sviluppano l’intestino, la trachea, i bronchi, le ghiandole e gli organi endocrini, il sistema uditivo e altri tessuti. Al momento quindi non può vivere, ma si comprende bene che, da qui a creare una vita artificiale, il passo è breve.
Che accadrà domani?
Lo spiega benissimo un noto film fantascientifico (per ora), intitolato “The Island”, che vi invito a vedere. Parla di una realtà in cui si creano essere umani, a partire dalla fecondazione artificiale, destinati ad essere utilizzati come “pezzi di ricambio”, per altri esseri umani facoltosi, che necessitano di trapianti.
Spaventoso pensare che la storia di questo film sulla clonazione umana sia quasi realtà!
Antonella Sanicanti
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