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Lo definiscono aborto selettivo ed è una crudeltà assoluta

Aborto

Lo definiscono aborto selettivo, nel senso che, se il feto non ha il genere desiderato, si decide di sopprimerlo.
E’ proprio il caso di dire “speriamo che non sia femmina” e, soprattutto, “basta” agli uomini, ai mariti, che esercitano una tale violenza psicologica sulle loro donne da ridurle a non saper pensare più con la loro testa, a non cercare il meglio per se stesse e la propria anima.

Così, sbalordisce e atterrisce leggere sui giornali che una donna del Vietnam ha abortito ben 18 volte, per accontentare il proprio consorte, che avrebbe voluto un figlio maschio!
Ma la cosa peggiore è che questa non è una notizia straordinaria in certi Paesi e che lei non è l’unica ad agire in questo modo.
A rischio sono tutte le bambine, che potrebbero nascere in Cina, in India, nel Caucaso e in altre località asiatiche, dove nascere femmina è un disonore per l’intera famiglia.

Fu il Premio Nobel Amartya Sen, un economista indiano, a parlare, nel 1990, di questa orrenda discriminazione, definita “Missing Women”, e a riportare i dati delle donne mai nate, a causa del diffusissimo fenomeno dell’aborto selettivo.
Solo in Cina, affermò Sen, oltre 100 milioni di donne sarebbero nate in più, fino a quel momento, e non è stato loro concesso. Un numero enorme, paragonabile a quello delle vittime di grandi eventi mondiali, come le carestie o le grandi guerre, sommate insieme.

Attualmente è Christophe Z. Guilmoto che, dal 2008, sta portando avanti un progetto demografico per il CePeD (Centre Population & Développement di Parigi), per calcolare gli effetti devastanti di queste malsane abitudini orientali, che determinano una mascolinizzazione anomala.
Attualmente in Cina, lo Stato sta attuando una pianificazione familiare, proprio per ridurre gli aborti di questo genere.
In India, la “Action Aid India” ha lanciato la campagna “Beti Zindabad”, ossia “Lunga vita alle figlie”, perché il governo intensifichi i controlli sugli aborti selettivi, vietati per legge dal 1994, tra l’altro.

Le autorità indiane avvisano: “Non abbiamo il diritto di uccidere le nostre figlie (…). “Dobbiamo cambiare il nostro modo di pensare e smettere di credere che i ragazzi siano meglio delle ragazze”.
In molti luoghi, seppure le bambine sopravvivono al tentativo di aborto proposto dai genitori, vengono uccise in seguito, perché ritenute portatrici di malefici.
Sono le stesse madri a rivelare che le avvelenano, le annegano, le strangolano, le seppelliscono vive o le “eliminano” in decine di altri modi crudelissimi.
Una di loro dice: “Ho strangolato le mie 8 figlie”, erano femmine e sarebbero costate troppo!

Antonella Sanicanti

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