Definito il nuovo San Francesco, per la sua vita dedita agli ultimi e ai più poveri, tanto da farsi come loro, viveva da eremita e portava avanti la missione per loro. Era amato e conosciuto da tutti.
Ma la malattia ha avuto la meglio sul suo corpo ma non sul suo cuore e sulla sua anima. Questa mattina, a Palermo, Fratel Biagio è andato in cielo, fra la commozione di tutti coloro che, specie in questi ultimi giorni, hanno pregato per lui.
Lui, missionario laico, da qualche giorno, le sue condizioni erano peggiorate, ma la sua forza d’animo era rimasta tale.
Fratel Biagio: una vita per i poveri
Una vita spesa per i poveri, non dimenticandoli mai, in ogni momento ed istante della sua vita. Dio aveva tracciato per lui una strada completamente diversa da quella che la sua famiglia aveva scelto e pensato per lui. Non una vita nell’impresa di famiglia, ma qualcosa di molto, molto più alto.
Biagio Conte, da tutti conosciuto come Fratel Biagio, se ne è andato così, in silenzio, combattendo la sua malattia, che da tempo lo aveva colpito. Ma il suo cuore era sempre rimasto tale, la preghiera non lo aveva mai abbandonato e Cristo era con lui.
Da giorni, la città di Palermo e i tanti che lo hanno conosciuto ed amato, pregavano per lui, perché riuscisse a vincere la sua ultima battaglia contro il male. Questa mattina, purtroppo, è arrivata la notizia, confermata anche dall’Arcidiocesi di Palermo, che il missionario laico non ce l’ha fatta.
La malattia: le condizioni peggiorate negli ultimi giorni
Già nei giorni scorsi, le sue condizioni si erano notevolmente aggravate, tanto che lo stesso Arcivescovo di Palermo, Monsignor Lorefice, si era recato a fargli visita, per poter pregare e stare insieme a lui.
Ma la forza d’animo, la fede e la devozione di Biagio non erano mai venute meno tanto che, aveva voluto partecipare, nonostante le sue precarie condizioni di salute, alla Santa Messa, trasportato nel suo lettino d’ospedale, ed assistito dai medici e dalle persone a lui vicine.
In Sicilia era conosciuto da tutti. Biagio Conte aveva 59 anni ma la sua vita e la sua conversione vanno molto indietro nel tempo. L’abbandono della scuola all’età di 16 anni per iniziare a lavorare nell’impresa di famiglia, ma sarà una crisi spirituale ad allontanarlo dalla sua città e a portalo a Firenze. Era il 1983.
Il 1990 è l’anno della “svolta” e della scelta di ritirarsi a vivere come eremita fra le montagne dell’entroterra siciliano. Ma questo non gli bastava ancora. Sentiva che c’era ancora altro che Dio stava a lui chiedendo. Il suo viaggio a piedi fino ad Assisi, per poi tornare a Palermo, salutare i familiari e decidere di partire come missionario per l’Africa.
La crisi spirituale: cosa voleva Dio da lui? La Missione
Ma era questo che Dio voleva veramente da lui? Lo stato di miseria in cui ritrova la sua città lo porta a cambiare idea. Biagio si rende conto che è Palermo e la sua gente ad aver bisogno di lui. Nel 1991 torna in Sicilia e decide allora di indossare il saio e portare il bastone. Da qui nasce la “Missione Speranza e Carità”, con l’obiettivo di dare conforto e un futuro agli emarginati della città.
Un progetto forte che lo avrebbe, poi, portato alla nascita ed alla costruzione di tre “città della gioia”: “Missione di Speranza e Carità” di via Archirafi, “La Cittadella del povero e della speranza” nell’ex caserma di via Decollati e “La Casa di Accoglienza femminile”, dedicata a donne e mamme con bambini.
Un missionario laico, religioso e che non ha mai perso la fede, nemmeno durante il periodo della sua battaglia più dura. La sofferenza l’ha, sì, scalfito nel corpo ma non di certo nello spirito. Ma questa mattina se ne è andato, lasciando dietro di sé vuoto e sofferenza nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto.
A chi lo aveva visitato nell’ultimo periodo, in particolare al sindaco di Palermo, Lagalla, aveva lasciato una sorta di testamento spirituale: “Non dimenticatevi dei poveri” – aveva detto.
Il cordoglio di tutti
Sono loro quelli che hanno sempre avuto il primo posto nel cuore di Biagio. E, adesso, continuerà a guardarli e a guidarli dall’alto.
Cordoglio da parte delle più alte cariche dello Stato, a partire dal Presidente della Repubblica Mattarella, sino alle autorità locali e cittadine, dove Fratel Biagio viveva. Anche l’Arcivescovo di Palermo esprime il suo dolore: “Non perdiamo il suo messaggio più bello e più forte, il sogno di una città che non perde il suo vero tesoro“.