È morto a 81 anni il grande cardinale australiano George Pell. Negli ultimi anni di vita dovette subire la sofferenza del carcere per un’accusa ingiusta.
Ma lui affrontò il calvario e la prova dando una grande testimonianza cristiana di perdono. Di recente papa Francesco ha riconosciuto i suoi meriti e il valore della sua persona.
A dieci giorni di distanza dalla morte del papa emerito Benedetto XVI si è spento un altro grande uomo di Chiesa: il cardinale australiano George Pell, prefetto emerito della Segreteria per l’Economia, già arcivescovo di Melbourne e di Sydney.
È deceduto all’età di 81 anni, stroncato da complicanze cardiache dopo un intervento all’anca programmato all’ospedale Gemelli di Roma. Nei giorni scorsi aveva presto parte ai funerali di Benedetto XVI.
Le accuse di abuso e l’ingiusta condanna al carcere
Nel 2014 papa Francesco lo aveva voluto alla guida della nuova Segreteria per l’Economia per condurre di fatto la riforma economica desiderata dal pontefice. Ma tre anni dopo, nel 2017, arriverà per una pesantissima prova, affrontata con pazienza, coraggio e cristiana sopportazione. Per più di 400 giorni infatti il cardinale George Pell dovrà affrontare il carcere da innocente dopo la conferma, da parte della polizia australiana, dell’imminente stato di accusa per lui a causa di «gravi reati sessuali» su minori, tra i quali anche uno stupro, che sarebbero avvenuti negli anni Settanta, quando Pell esercitava come parroco a Ballarat, nella sua città natale.
Il cardinale tornerà in Australia per affrontare le accuse che gli venivano contestate. L’11 dicembre 2018 la giuria della County Court dello Stato di Victoria lo giudica colpevole di aver abusato sessualmente di due chierichetti di 13 anni. E il 13 marzo 2019 arriva la condanna a 6 anni di carcere.
L’assoluzione da tutte le accuse
Il cardinale Pell ha sempre dichiarato di essere innocente e ha annunciato il ricorso. Che però è stato respinto e la condanna confermata. Così per lui si sono aperte le porte del carcere.
A novembre, alla luce dei numerosi vizi formali nelle procedure processuali che erano stati segnalati dal giudice Mark Weinberg, la Corte Suprema dell’Australia ha ammesso la richiesta di appello presentata dal cardinale.
Infine il 7 aprile 2020 George Pell è stato prosciolto all’unanimità dalla stessa Corte e rilasciato in libertà dopo più di un anno di carcere.
Un calvario infinito
Si concludeva un calvario durato più di 400 giorni, trascorsi senza poter celebrare messa, da innocente rinchiuso in una cella nel carcere australiano di Barwon. Nel frattempo contro di lui si scatenava la gogna mediatica, violenta e senza pietà. Per la quale ben pochi hanno chiesto scusa dopo l’assoluzione del 2020, quando sette giudici all’unanimità hanno ribaltato la sentenza della Corte d’Appello dell’agosto 2019 che confermava la decisione del tribunale di Melbourne del dicembre 2018.
Il cardinale, che ha raccontato i suoi tredici mesi di ingiusta detenzione nel libro “Diario di una prigionia”, ha spiegato a Vatican News di non serbare rancore verso i suoi accusatori, per i quali ogni giorno pregava in carcere, benedicendoli e perdonandoli. «Devo ammettere che qualche volta è stato difficile», aveva detto il cardinale Pell. «Ma una volta presa la decisione di perdonare tutto è venuto poi di conseguenza. Per me poi non era così difficile perdonare la persona che mi ha accusato. Sapevo che era una persona che aveva sofferto e che si trovava in grande confusione e chissà cos’altro… ».
Papa Francesco: Pell è un grande uomo
Di recente papa Francesco in un’intervista ha riconosciuto pubblicamente i meriti di Pell nella riforma delle finanze vaticane, oltre al valore della sua testimonianza personale: «Io ho dato indicazioni soltanto – aveva detto il papa a Canale 5 lo scorso 18 dicembre -. Ma l’organizzare questo che, grazie a Dio, sta andando bene con il Consiglio dell’Economia, con il Segretariato all’Economia. Tutto questo lo ha visto chiaro il cardinale Pell, che è quello che ha incominciato questo».
«Poi – ha aggiunto Francesco – è dovuto rimanere quasi due anni in Australia per questa calunnia che gli hanno fatto – che poi era innocente, ma gliel’hanno fatta brutta poveretto – e si è allontanato da questa amministrazione, ma è stato Pell a fare lo schema di come si poteva andare avanti. È un grande uomo e gli dobbiamo tante cose», ha concluso Francesco.