Papa Francesco
Settimana scorsa vi avevamo accennato come la prima fase del processo di beatificazione che vede coinvolto Papa Giovanni Paolo I si era concluso e come si attendesse solo la conferma ufficiale da parte del Vaticano. Ieri mattina, Papa Francesco, durante l’udienza concessa al cardinale Angelo Amato (prefetto della Congregazione delle cause dei santi), ha dato l’approvazione ufficiale e da poco più di 24 ore Papa Luciani è diventato venerabile. Il cardinale Amato non ha sottoposto la sola causa di Giovanni Paolo I, diversi infatti sono stati i religiosi a cui Papa Bergoglio ha riconosciuto le virtù eroiche o il martirio, tra questi due spiccano in particolar modo per la fede dimostrata anche durante la persecuzione personale: suor Leonella (al secolo Rosa) Sgorbati e Padre Janos Brenner.
La storia di padre Brenner ha avuto luogo in periodo di dittatura comunista: nato nel 1931 a Szombathely (Ungheria), venne ordinato sacerdote nel 1955 (a soli 24 anni) e cominciò la sua opera pastorale intensa, in qualità di vicario parrocchiale, a Rábakethely. Amato particolarmente dai giovani per la sua immensa disponibilità, il neo sacerdote venne notato dal governo centrale. La sua influenza sulle nuove generazioni non piaceva al governo perché toglieva forza all’idea di uno stato laico, così nel 1957 decisero di interrompere la sua attività. Una sera, mentre padre Brenner preparava l’omelia per il giorno successivo, lo attirarono fuori dalla chiesa dicendogli che un cittadino malato aveva bisogno del suo supporto. Il sacerdote prese di fretta e furia tutto ciò che gli serviva e si catapultò per strada, ma quando giunse in un luogo isolato venne attaccato alle spalle ed ucciso con 32 coltellate. Si narra che non abbia mai lasciato l’eucaristia che portava in braccio.
Suor Lionella, missionaria italiana in Africa dal 1972, è stata assassinata a Mogadiscio nel 2006. Nata nel 1940, a 32 anni aveva deciso di trasferirsi in Africa per dare una mano alle infermiere che si occupavano dei malati indigenti. Nel corso della sua permanenze nel “Continente nero”, suor Lionella è diventata principalmente un’istruttrice ed ha offerto servizio in Kenya ed in Somalia. Nel 2006, dopo un breve periodo in Kenya doveva fare ritorno in Somalia per iscrivere tre nuove infermiere diplomate ad un corso in una scuola medica. Dopo qualche difficoltà ad ottenere il visto per entrare a Mogadiscio (difficoltà dovute alle nuove politiche del governo islamista), il 13 settembre riesce finalmente ad entrare nella capitale somala, ma il giorno dopo due sicari le sparano mentre camminava per strada. Inutile il viaggio al pronto soccorso, la suora è morta durante il trasporto in ambulanza.