Molti episodi di gioventù di Bergoglio sono stati rievocati da quando è diventato Papa Francesco. Uno però, in questi giorni, lo ha commosso particolarmente.
Si tratta delle nottate passate in Adorazione Eucaristica, di fronte al Santissimo Sacramento nella capitale argentina di Buenos Aires, dove viveva Bergoglio. La scintilla è scoccata dopo aver ricevuto la fotocopia di un registro conservato negli archivi della Basilica del Santissimo Sacramento di Buenos Aires. In questa, infatti, venivano annotati i nomi degli “adoratori notturni”, vale a dire delle persone che la sera dalle ore 21 si alternavano in turni di preghiera davanti all’Eucaristia.
Questa splendida pratica, infatti, ancora oggi in uso in moltissime fortunate chiese anche nel nostro Paese e in tutto il mondo, fin dal 1917 veniva svolta all’interno della Basilica. Francesco ha così deciso di ricordare quelle meravigliose e commoventi esperienze di preghiera, e di intimità con il Signore condivise col fratello negli anni Cinquanta, in una lettera in spagnolo, inviata al settimanale cattolico “Alfa y Omega”.
Il Papa lo ha scritto chiaramente, senza vergognarsi troppo. “Mi sono commosso”. In quei documenti infatti c’erano i nomi di Jorge Mario Bergoglio e di suo fratello Oscar, che tra il 1954 e il 1955 condivisero quei momenti di preghiera, come hanno riportato i media vaticani. Insieme a loro, una figura fondamentale, padre José Aristi, religioso sacramentino e provinciale della sua Congregazione, figura molto amata e altrettanto importante nella vita di Bergoglio.
La frase che più ha commosso Francesco nel suo ricordo, però, è “Venite adoremus”. Le due parole, cioè, che usavano i vari adoratori per svegliare la persona che veniva in turno dopo di loro. La rivista riporta quindi come il giovane Jorge andava in autobus al centro città per raggiungere la Basilica del Santissimo Sacramento. Molti sabato sera Jorge li passò in preghiera in questa chiesa.
L’adorazione, spiega il Papa nella lettera, iniziava verso le nove di sera. In quella serate, nel cuore di Bergoglio si era già accesa la fiammella della vocazione. Tuttavia, la vita che conduceva, spiega, era “una vita cristiana normale”. Ma quelle notti di adorazione lo segnarono senza dubbio nel profondo.
Nel racconto, emerge un altro particolare, relativo al giorno della morte di padre Aristi, durante la Veglia di Pasqua del 1996. Monsignor Bergoglio, d’impulso, scese nella cripta e fece un gesto impulsivo. “Ho preso la croce del rosario e l’ho staccata con un po’ di forza”, racconta il Papa. “In quel momento ho guardato il prete e ho detto: Dammi la metà della tua misericordia” e “ho sentito qualcosa di forte che mi ha dato il coraggio di farlo”.
A chi era con lui, spiegò il gesto dicendo: “Era il mio confessore. Con questo rosario in mano ha assolto molti, molti peccatori; non è possibile per lui portarlo sottoterra”. Oggi, a chi gli chiede conto di quella croce, risponde con il sorriso negli occhi. “L’ho messa qui, nella mia tasca”, parlando della croce del Rosario di padre Aristi, per il Papa ancora oggi compagna inseparabile.
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“Le camicie del Papa non hanno tasche, ma io porto sempre un piccolo sacchetto di stoffa, e da allora fino ad oggi la mia mano va sempre qui. Sento la grazia! L’esempio di un prete misericordioso, di un prete che si avvicina alle ferite fa molto bene”.
Giovanni Bernardi
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