La santa lasciò tutti i suoi beni per dedicarsi al Signore anima e corpo. Furono molti i rifiuti per raggiungere il suo ideale, tanto da dovere chiedere aiuto al Papa.
Agnese fu la figlia del sovrano boemo Otakar I e nel 1220 fu promessa posa di Enrico VII, figlio di Federico Barbarossa. Per questo visse a Vienna sino al 1225. In quel momento ruppe il fidanzamento e tornò a Praga per consacrarsi al Signore. In tutto quel tempo, però, rimase sempre fedele ai principi e ai doveri della morale cristiana.
A Praga poté finalmente dedicarsi ad una più intensa vita di preghiere e di opere caritative. Consacrò anche la sua verginità a Dio, nonostante le numerose proposte nunziali che le arrivarono. Tra queste ci fu anche quella del re inglese Enrico III. Agnese chiese protezione a Papa Gregorio IX che riconobbe il suo voto di castità, e la liberò dai sotterfugi del mondo.
Proprio in quei giorni, a Praga giunsero i Frati Minori. Grazie a loro venne a conoscenza della vita spirituale condotta ad Assisi da Santa Chiara, secondo lo spirito francescano. Rimase affascinata dal suo modello, e decise che imitarlo sarebbe stata la sua missione di vita.
Fondò a Praga tra il 1232 ed il 1233 l’ospedale di San Francesco e il monastero di San Francesco per le “Sorelle Povere o Damianite”, dove entrò l’11 giugno 1234, nel giorno di Pentecoste. Praticò con esemplarità i voti che aveva fatto. Tanto che rinunciò totalmente ad ogni sua proprietà per seguire il Signore. Nel suo monastero si cominciò addirittura a praticare l’esproprio collettivo.
Giorno dopo giorno la sua vita si conformava a quella del Signore, in particolare attraverso la lettura del Vangelo e la Regola di vita donatale dalla Madre Chiesa. Si batté con Santa Chiara per l’approvazione di una nuova Regola, che infine ricevette. Diventò badessa del monastero, e fu tale per tutta la vita, ma esercitò la sua missione con grande umiltà e carità.
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In tutta Europa l’ardore della sua carità verso Dio e verso il prossimo era fortemente ammirato. Le cronache dell’epoca riportano che “la fiamma viva dell’amore divino che ardeva continuamente nell’altare del cuore di Agnese, la spingeva tanto in alto, per mezzo dell’inesauribile fede, da farle ininterrottamente cercare il suo Diletto”.
Giovanni Bernardi
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