ChatGPT, l’ultima «star» dell’intelligenza artificiale se la cava bene con tutto. Anche coi Dieci Comandamenti. Ma è vera gloria?
In tutti questi prodigi della tecnologia – pur sempre opere dell’uomo – c’è tanto cervello, anche troppo. Forse manca la cosa più importante: il cuore.
ChatGPT, il fenomeno del momento. È l’ultimo prodigio dell’intelligenza artificiale. Una sorta di grande applicazione accessibile a tutti in rete.
Ma di che si tratta? ChatGPT è un chatbot: una macchina in grado di rispondere – più o meno bene – a tutte le domande poste dagli esseri umani. A realizzarla è stata OpenAI, una fondazione nata nel 2015 su impulso di investitori della Silicon Valley. Tra i quali spicca il controverso miliardario Elon Musk, già patron di Tesla, SpaceX e, in ultimo, di Twitter (dove finora si è segnalato soprattutto come licenziatore seriale di dipendenti).
Questa macchina riesce a comprendere il linguaggio umano ed è in grado di portare avanti conversazioni molto complesse. Raccoglie la sua conoscenza da testi presi su internet.
ChatGPT, la moda del momento
Gli utenti del web da qualche mese si sbizzarriscono col chatbot subissandolo di ogni domanda possibile e immaginabile. Qualcuno ha pensato anche di farci dei soldi, mettendo a disposizione di ChatGPT un budget di 100 euro da investire. Pare che finora il business stia andando a gonfie vele.
Altri hanno provato, come abbiamo scritto qualche tempo fa, a usare ChatGPT per creare dei cloni digitali dei Santi. Il primo a essere «digitalizzato» è stato Padre Pio.
Qualcuno ricorda il verso di quella vecchia canzone di Eugenio Finardi? E c’è chi vorrebbe avere tutte le risposte / Come nel Manuale delle Giovani Marmotte. Ecco, ChatGPT è qualcosa di molto simile: un enorme Manuale delle Giovani Marmotte capace di dare tutte le risposte del mondo. E da questo punto di vista, se siete a caccia di informazioni può rivelarsi molto utile.
ChatGPT e i Dieci Comandamenti
Se gli chiedete dei Dieci Comandamenti, ad esempio, ve li elencherà uno dietro l’altro. Non senza averci informato che sono una «guida etica per la nostra vita quotidiana», «segno dell’amore di Dio per noi», «un tesoro etico e spirituale per tutta l’umanità». Tutte cose belle e vere. Ma il problema è un altro. Si trova a monte.
Il punto è che ChatGPT è una macchina. Dunque per definizione una cosa non viva, programmata dai suoi… programmatori. appunto. Ora, bisogna sapere che in questo campo si guarda in maniera poco sana al cervello umano, considerato l’organo per eccellenza: la parte migliore, la sola da salvare. E non solo: i cultori dell’intelligenza artificiale hanno anche la poco rassicurante tendenza a confondere uomo e macchina. Soprattutto considerano e trattano il primo come se fosse la seconda. Ad esempio per Marvin Minsky, il super professore del MIT e pioniere dell’intelligenza artificiale, il cervello umano non è altro che una «macchina di carne».
Sacro Cervello o Sacro Cuore?
E già questo dovrebbe far pensare un cristiano, che ha tutt’altra «segnaletica». I simboli dicono tutto. Ci avete mai fatto caso? I cristiani non adorano il Sacro Cervello. Adorano il Sacro Cuore. A cosa servono i Sacramenti, la liturgia, la preghiera se non a plasmare il cuore dell’uomo, trasformandolo da cuore di pietra in cuore di carne? Una trasformazione interiore e spirituale, certo. Che però può avvenire solo perché il cuore dell’uomo è già fatto di carne! Il soprannaturale si innesta così sul naturale, lo eleva. Ma un robot un cuore proprio non ce l’ha. L’uomo è un essere spiritualmente animato; il robot, invece, animato non lo è proprio per nulla. Basterebbe solo questo a dirci perché una macchina è incapace di Dio, al contrario dell’uomo.
Come sapevano già i pagani, non basta conoscere il bene se il cuore non è disposto a seguirlo. La morale così non sarà incarnata. Guai ad esempio al giudice che non sentisse vibrare in petto il sentimento della giustizia oltraggiata. In tal caso anche la sua azione da magistrato sarà meno efficace. O peggio ancora, rimarrà un freddo tecnico del diritto capace al limite di dare una veste giuridica anche alle peggiori atrocità
In altre parole, una macchina potrà al massimo conoscere la morale, ma non potrà mai farci la morale.
Una macchina senza coscienza
Qualche mese fa i Gesuiti della Civiltà Cattolica hanno voluto mettere alla prova ChatGPT sul tema del discernimento (dal latino cernere, da cui anche la parola «cernita» che sta per «scelta») e degli Esercizi spirituali di Sant’Ignazio. A un certo punto della «conversazione», per così dire, hanno chiesto al chatbot se facesse una specie di discernimento prima di scrivere. Questa la risposta della macchina: «Come modello di intelligenza artificiale, non ho la capacità di “decidere” o “discernere” cosa sia meglio scrivere. Invece, funziono seguendo un algoritmo di apprendimento automatico che mi consente di generare risposte alle domande basandomi sui dati su cui sono stato addestrato… Ma non ho una “coscienza” e non ho la capacità di valutare il bene e il male, non ho una vera intenzionalità nei miei output, ma solo un output elaborato attraverso un algoritmo».
Provate a chiedere a ChatGPT se si possa dimostrare l’esistenza di Dio. Vi risponderà che alcuni dicono che è possibile dimostrarla e che altri dicono l’esatto contrario. Chiedetegli di argomentare, cioè di dirvi perché. Non saprà farlo. Sa tutto, ma non sa dimostrare nulla. Una istruitissima stupidità? Sinceramente, sì.
Il chatbot alle prese con l’esistenza di Dio
Chiedetegli allora se crede in Dio. Ecco cosa vi risponderà: «Non ho la capacità di credere o di non credere in Dio. La mia funzione è quella di fornire informazioni e rispondere alle domande in base ai dati a cui sono stato addestrato. […] Non ho la capacità di avere opinioni o credenze. La mia funzione principale è quella di generare testo in base ai dati di input che ricevo. Non sono in grado di formulare giudizi su questioni filosofiche o religiose».
Ciò significa che ChatGPT potrà al limite essere un ottimo alleato degli studenti scansafatiche (già gli insegnanti si lamentano del mare di testi da copiare con un semplice clic messi a disposizione degli alunni svogliati). Ma una guida morale decisamente no. Noi cristiani crediamo a un Dio col fiato, a un Dio col cuore trafitto sulla croce, a un Dio che ha carne e sangue. Perché come ci ha detto don Francesco Morcavallo, il Verbo si è fatto carne. Non silicio.