Nell’area dell’Anatolia i cristiani sono solamente lo 0,2 per cento della popolazione, più o meno venticinquemila. L’appello vaticano: non lasciamoli soli.
La richiesta di vicinanza per questi cristiani in Medio Oriente viene dal quotidiano della Santa Sede, l’Osservatore romano. Come fare? Con “la visita fraterna di un gruppo, l’invio di aiuti materiali, la permanenza di qualcuno per alcuni giorni per condividere la loro vita”. Qualcosa, spiega il quotidiano vaticano, “di diverso dal soccorrere chi ha bisogno di aiuto; deve essere piuttosto l’instaurare un’alleanza, il coltivare un’amicizia”.
Lì in passato il numero dei cristiani si aggirava intorno al 20 per cento. Una presenza quindi oggi quasi inesistente, sparsa peraltro nelle provincie meridionali della Turchia, ma che al contrario è storicamente molto significativa.
Come dimostrano alcuni monasteri siro-ortodossi sparsi nell’area di Tur Abdin, nel sud-est della Turchi, nota come la montagna degli adoratori di Dio. Una realtà profondamente avvertita dai cristiani che vivono in quella terra, che sentono unita alla loro storia. Le chiese cristiane sopravvivono nonostante la mancata presenza cristiana, e spesso sono le famiglie curde a custodirle con grande responsabilità.
L’instabilità politica, tuttavia, si fa sentire in questa zona, in particolare a ridosso del confine. I monaci, uomini e donne di grande semplicità che vogliono vivere la fede in maniera corretta e senza eroismi, sentono su di loro una certa apprensione. Da tempo ormai si parla della neo-islamizzazione della Turchia da parte del governo Erdogan.
Soltanto alcuni mesi fa si parlava di decine di chiese, monasteri e cimiteri siro-ortodossi espropriati dal governo turco e affidati alla Presidenza degli Affari Religiosi, organismo che fa diretto riferimento al Primo Ministro. Nonostante ciò, i monaci guardano avanti e continuano nella loro vita di preghiera e di testimonianza dell’amore di Cristo.
Il loro desiderio, in tutto ciò, come riporta il quotidiano della Santa sede, è quello di non essere dimenticati, di essere accompagnati dai loro fratelli nella fede sparsi nel resto del mondo. Avrebbero infatti bisogno di tanti generi di aiuto materiali, ma più di tutto di essere pensati, ricordati, visitati. Accompagnati nella preghiera dei tanti cristiani sparsi nel resto del mondo.
Giovanni Bernardi
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