Il 25 Marzo prossimo, Papa Francesco andrà a Milano, nella parte est della città, in via Salomone, precisamente. La sua visita sarà all’insegna dell’umiltà e della dignità delle tante persone che abitano i quartieri delle “Case Bianche” della periferia.
Si tratta di un agglomerato di abitazioni dell’Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale), voluto negli anni ’70, simbolo oggi degli emarginati e dei dimenticati della città. Consta di 477 alloggi per più di 1000 residenti ed è gestito dalla parrocchia di San Galdino, il cui parroco, don Augusto Bonora, si sta preparando al lieto arrivo con molta speranza: “Per la visita di Papa Francesco alle Case Bianche mi avevano detto di scegliere solo persone o famiglie che abitassero al primo piano. Mi sono opposto. Piuttosto, speriamo che quel giorno gli ascensori funzionino. Anzi, speriamo che la presenza e la benedizione papale non solo facciano rinascere le Case Bianche, ma facciano risorgere l’Aler. Sarebbe un bel miracolo.”.
E continua: “Papa Francesco non verrà in chiesa. Lo spazio per incontrarlo sarà il grande piazzale fra le Case Bianche e il parco Galli, dove si potranno accogliere almeno settemila persone. Il Papa entrerà nell’alloggio di tre famiglie, emblematiche della realtà delle Case Bianche: una famiglia dove una madre accudisce un familiare con una malattia grave; un nucleo di anziani; una famiglia straniera, nostri amici musulmani, con figli –in questi palazzi gli immigrati sono numerosi, sia latinoamericani, sia di Paesi islamici. Mentre, per una mezz’ora, il Papa sarà da loro, nel piazzale si vivrà un tempo di animazione scandito da tre temi: le periferie; il popolo di Dio; Maria e la speranza. Leggeremo il Vangelo e passi di Francesco sulle periferie e offriremo tre testimonianze: quella di Giorgio Sarto, volontario Caritas impegnato nel servizio di prossimità agli anziani delle case popolari; una delle Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld, che hanno la loro comunità in un alloggio delle Case Bianche; una volontaria che da molti anni fa il doposcuola ai bambini delle Case Bianche.”.
Papa Francesco si affiancherà all’Arcivescovo di Milano, Monsignor Angelo Scola, e potrà rendersi conto di persona del degrado di certe strutture del quartiere, nonostante la buona volontà delle associazioni religiose e solidali che cercano di assicurare a tutti assistenza e guida. Ciò che servirebbe, dicono tutti, quasi in coro, è l’intervento dell’Aler, per sanare almeno in parte le emergenze.
“Tante cose non vanno e sono da cambiare. Ma la prima cosa è cambiare il nostro cuore. E l’incontro con Papa Francesco ci sarà di grande aiuto. A sistemare le Case Bianche ci deve pensare l’Aler che da 40 anni si mostra incapace di gestirle. A noi spetta altro: promuovere quella coesione sociale che previene i conflitti fra giovani e anziani, italiani e stranieri, abusivi e regolari. Occuparsi delle Case Bianche significa occuparsi di chi vive qui e della sua dignità.”.
Uno dei partecipanti alle iniziative, dice che si dimostrerà, alla “Milano bene”, che il quartiere delle “Case Bianche” “non è il Bronx, né un fortino malavitoso, ma una periferia dove fioriscono fragilità e aiuto reciproco, solitudini e integrazioni, balordi che spacciano e volontari della Caritas che aiutano bambini e anziani.”.
Le associazioni sorte nel luogo aiutano i cittadini come possono, nelle mansioni più disparate. Intervengono per le faccende burocratiche di alcuni o per il sostegno psicologico di altri, nell’accompagnare gli anziani, soli o malati, alle loro commissioni giornaliere, nella denuncia di spaccio e racket del delinquenti del posto.
In tutto questo i maleducati sono coloro che provengono da fuori e che depositano roba vecchia e rotta nel quartiere, usandolo a mo’ di discarica.
Gli abitanti delle “Case Bianche” sperano che la visita del Papa possa, in qualche modo, dar loro l’attenzione meritata e far luce sulle vicende che richiedono intervento immediato, da parte delle autorità.
“Sabato viene il Papa e finalmente hanno sistemato gli impianti antincendio.” -dice candidamente Giuliano Abbate, un sessantottenne del comitato di quartiere.
Il 25 Marzo prossimo, Papa Francesco andrà a Milano, nella parte est della città, in via Salomone, precisamente. La sua visita sarà all’insegna dell’umiltà e della dignità delle tante persone che abitano i quartieri delle “Case Bianche” della periferia.
Si tratta di un agglomerato di abitazioni dell’Aler (Azienda Lombarda Edilizia Residenziale), voluto negli anni ’70, simbolo oggi degli emarginati e dei dimenticati della città. Consta di 477 alloggi per più di 1000 residenti ed è gestito dalla parrocchia di San Galdino, il cui parroco, don Augusto Bonora, si sta preparando al lieto arrivo con molta speranza: “Per la visita di Papa Francesco alle Case Bianche mi avevano detto di scegliere solo persone o famiglie che abitassero al primo piano. Mi sono opposto. Piuttosto, speriamo che quel giorno gli ascensori funzionino. Anzi, speriamo che la presenza e la benedizione papale non solo facciano rinascere le Case Bianche, ma facciano risorgere l’Aler. Sarebbe un bel miracolo.”.
E continua: “Papa Francesco non verrà in chiesa. Lo spazio per incontrarlo sarà il grande piazzale fra le Case Bianche e il parco Galli, dove si potranno accogliere almeno settemila persone. Il Papa entrerà nell’alloggio di tre famiglie, emblematiche della realtà delle Case Bianche: una famiglia dove una madre accudisce un familiare con una malattia grave; un nucleo di anziani; una famiglia straniera, nostri amici musulmani, con figli –in questi palazzi gli immigrati sono numerosi, sia latinoamericani, sia di Paesi islamici. Mentre, per una mezz’ora, il Papa sarà da loro, nel piazzale si vivrà un tempo di animazione scandito da tre temi: le periferie; il popolo di Dio; Maria e la speranza. Leggeremo il Vangelo e passi di Francesco sulle periferie e offriremo tre testimonianze: quella di Giorgio Sarto, volontario Caritas impegnato nel servizio di prossimità agli anziani delle case popolari; una delle Piccole Sorelle di Gesù di Charles de Foucauld, che hanno la loro comunità in un alloggio delle Case Bianche; una volontaria che da molti anni fa il doposcuola ai bambini delle Case Bianche.”.
Papa Francesco si affiancherà all’Arcivescovo di Milano, Monsignor Angelo Scola, e potrà rendersi conto di persona del degrado di certe strutture del quartiere, nonostante la buona volontà delle associazioni religiose e solidali che cercano di assicurare a tutti assistenza e guida. Ciò che servirebbe, dicono tutti, quasi in coro, è l’intervento dell’Aler, per sanare almeno in parte le emergenze.
“Tante cose non vanno e sono da cambiare. Ma la prima cosa è cambiare il nostro cuore. E l’incontro con Papa Francesco ci sarà di grande aiuto. A sistemare le Case Bianche ci deve pensare l’Aler che da 40 anni si mostra incapace di gestirle. A noi spetta altro: promuovere quella coesione sociale che previene i conflitti fra giovani e anziani, italiani e stranieri, abusivi e regolari. Occuparsi delle Case Bianche significa occuparsi di chi vive qui e della sua dignità.”.
Uno dei partecipanti alle iniziative, dice che si dimostrerà, alla “Milano bene”, che il quartiere delle “Case Bianche” “non è il Bronx, né un fortino malavitoso, ma una periferia dove fioriscono fragilità e aiuto reciproco, solitudini e integrazioni, balordi che spacciano e volontari della Caritas che aiutano bambini e anziani.”.
Le associazioni sorte nel luogo aiutano i cittadini come possono, nelle mansioni più disparate. Intervengono per le faccende burocratiche di alcuni o per il sostegno psicologico di altri, nell’accompagnare gli anziani, soli o malati, alle loro commissioni giornaliere, nella denuncia di spaccio e racket del delinquenti del posto.
In tutto questo i maleducati sono coloro che provengono da fuori e che depositano roba vecchia e rotta nel quartiere, usandolo a mo’ di discarica.
Gli abitanti delle “Case Bianche” sperano che la visita del Papa possa, in qualche modo, dar loro l’attenzione meritata e far luce sulle vicende che richiedono intervento immediato, da parte delle autorità.
“Sabato viene il Papa e finalmente hanno sistemato gli impianti antincendio.” -dice candidamente Giuliano Abbate, un sessantottenne del comitato di quartiere.