Quest’anno ricorre l’anniversario dalla pubblicazione della Laudato Si’, l’enciclica ecologica di Papa Francesco che si occupa, tra le altre cose, di cambiamenti climatici, di cura del Creato.
E del bisogno di uno stile di vita più aderente alla salute del Creato che Nostro Signore ci ha lasciato per custodirlo e coltivarlo.
Lo scorso 24 maggio Papa Francesco ha lanciato l’anno della Laudato si. Le sue parole ci mettono ancora una volta di fronte alle responsabilità comuni, e ci indirizzano verso una strada fatta di comportamenti virtuosi e rispettosi.
Rispettare il Creato, una “dimensione della fede”
“Per imparare a rispettare e curare la nostra casa comune, come credenti e cristiani cattolici, è importante comprendere che si tratta di una dimensione della fede. Non è un’azione aggiuntiva alla vita ecclesiale, ma una sua manifestazione sostanziale”, ha spiegato la giornalista di Avvenire Stefania Falasca, intervistata dal quotidiano online Interris.
Il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, ha ricordato la giornalista, addirittura “afferma che si tratta di un servizio liturgico”. “Questo per spiegare quanto sia importante la dimensione della fede e per far comprendere che l’emergenza ecologica è parte della missione di liberazione integrale a cui è chiamata la Chiesa che vuole essere fedele al Vangelo“.
Laudato Si’. Una questione di fedeltà al Creatore
Infatti, “è necessario capire che è una questione di fedeltà al Creatore, Dio ha creato il mondo per tutti. Guardare questa realtà ci offre la possibilità di riscoprire il dono della difesa della vita, affinché non sia soggiogata al lucro e al guadagno con i quali si devasta l’ambiente e andiamo verso l’autodistruzione“.
L’iniziativa del Papa rappresenta l’avvio di un processo, per usare una terminologia a lui cara, in cui ci si avvia a un cambiamento di comportamenti e a un’assunzione di responsabilità civica. I cattolici, educati al rispetto e alla bellezza del Creato, come nel Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi che ha ispirato l’enciclica di Bergoglio, non possono sottrarsi a questo tipo di compito.
La responsabilità civica chiesta dalla Laudato Si’
Che, se ben applicato, può diventare un vero e proprio protagonismo sociale. Capace di influenzare a cascata il resto della popolazione. “Con questo testo il Papa ha acceso un faro sul grido della terra e dei poveri, ha ricordato l’invito a tutte le persone di buona volontà ad aderire per prendere cura della nostra casa comune e dei nostri fratelli e sorelle più fragili”, spiega la giornalista.
Che mette tutti in guardia. “Ricordare i cinque anni dell’enciclica non è una celebrazione rituale. La settima e l’anno dedicati a questa enciclica rappresentano una sorta di verifica per raccogliere idee ed esperienze pratiche. Sono un modo per condividere ciò che il documento ha messo in moto anche nelle comunità e nei territori di tutto il mondo e per riflettere sulla sua attualità mentre si combatte contro la pandemia da Covid-19″.
Dall’inquinamento alla mancanza di fede. Il Papa: tutto è connesso
Il testo di Francesco, infatti, ci ha fatto comprendere che “tutto è connesso”. Che cioè non si può guardare all’emergenza ambientale senza guardare a quella sociale. E che non si può guardare alla crisi umana senza passare per il rapporto con il Signore, e la fede dell’umanità in Lui. Una fede spesso sopita, debole, annacquata, talvolta persino derisa.
Il Papa ricorda tuttavia che i cristiani non possono scoraggiarsi per via di tutti questi fattori, inscritti nella loro condizione fin dal Discorso della Montagna di Gesù in cui vengono indicate le Beatitudini (Mt 5,9-12). In cui è cioè scritto:
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati a causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”.
Prima della crisi ecologica, la crisi umana
Prima della crisi ecologica, perciò, è evidente che ci sia la crisi umana. Ovvero la crisi di fede, una crisi spirituale data dalla mancanza di fede nel Signore.
“I cambiamenti climatici, le migrazioni, le guerre, la povertà e il sottosviluppo sono manifestazioni di un’unica crisi che prima ancora che essere ecologica, è alla sua radice una crisi etica, culturale e spirituale“, spiega la giornalista.
Il bisogno di riconoscere i nostri peccati e di alzare gli occhi al Padre
“La Laudato si’ non nasce da nostalgie per riportarci a forme di vita impraticabili, come quelle pre-industriali. Ma individua e descrive i processi di un’auto-distruzione innescati dalla ricerca del profitto immediato e del mercato divinizzato“. L’analisi che il Papa compie, mette cioè “in luce la radice del problema ecologico: il modo di comprendere la vita e l’azione umana deviato, che contraddice la realtà fino al punto di rovinarla.
Ripartire dalla realtà significa fare i conti con quello che è oggi la condizione umana e vedere quali sono le opzioni. Perché è giunto il momento di prestare nuovamente attenzione alla realtà con i limiti che questa impone”. Limiti che ci parlano dei nostri errori, delle nostre meschinità, in sostanza del peccato umano che segna la nostra carne di creature bisognose dell’amore infinito e misericordioso del Nostro Signore.
“Dobbiamo sempre partire da questa asserzione molto chiara: noi, e quindi i governi, le classi politiche, non siamo i padroni del pianeta. Abbiamo visto che agire da padroni può essere scellerato”
Giovanni Bernardi
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