Un’iniziativa caritatevole e umanitaria per far fronte ad una vera e propria emergenza, ancor più grave adesso col gelo.
Apre, a Milano, nel centro anziani chiuso per Covid, il “guardaroba pubblico”. Qui chi ha bisogno di indumenti caldi e puliti può venire a bussare per chiedere aiuto. Anche a Torino si fa sentire l’appello dell’Arcivescovo Nosiglia: “In questa situazione, apriamo i nostri cuori a chi ha bisogno”.
Una lodevole iniziativa riportata da la Repubblica, voluta per coloro che non hanno nulla, e sono dimenticati da tutto e tutti. Nasce a Milano il Guardaroba pubblico, dove i senzatetto e tutti coloro che hanno bisogno e necessità di un abito pulito o, semplicemente, di un vestito più caldo per vivere al meglio il freddo, e non sanno dove andare, possono rivolgersi qui e chiedere aiuto.
Il “guardaroba” è stato aperto dal Comune di Milano e gestito dalla compagnia “Detto Fatto”. Si trova in zona Centrale (via Sammartini 71/73), ed è ospitato in un centro comunale per anziani che, in questo periodo, è chiuso a causa della pandemia. Un luogo aperto dal lunedì al venerdi, dalle ore 9 alle ore 13.
Al momento, ciò che è presente al centro (abbigliamento ecc…) è abbastanza per dare l’avvio e guardare, anche, la risposta di tutti coloro che ne hanno bisogno. Se l’iniziativa sarà vincente, in futuro ogni altra donazione sarà ben accolta.
“L’apertura di questo spazio ci aiuta anche nella relazione con persone che la vita di strada, spesso, ha reso molto diffidenti. È importante riuscire a dare loro una mano e provare a offrire un’alternativa” – ha dichiarato l’assessore Gabriele Rabaiotti.
Ma non è solo la pandemia ed il Covid a preoccupare. Anche il freddo che attanaglia quasi tutto il nostro Paese, ci mette in allarme, in particolare, per coloro che sono senza fissa dimora. E un appello parte proprio dall’Arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, a tutta la sua comunità, per l’aiuto e per l’accoglienza: “Chiedo il coraggio di fare un passo in più, aprendoci all’ospitalità. Lo chiedo alle parrocchie, alle comunità religiose, ma anche alle famiglie e ai privati“.
In un’intervista a Vatican News, Mons. Nosiglia ha, anche, spiegato cosa l’ha spinto in questa scelta: “Mi ha motivato il fatto che abbiamo avuto due senza dimora che sono morti uno dietro l’altro, un fatto che ha creato una situazione molto complessa e difficile anche nell’opinione pubblica, che si è chiesta come mai in una città come la nostra, che è famosa per l’accoglienza e la disponibilità verso tutti, sono successe queste cose.
E’ una ferita aperta, ma c’era anche l’impegno di far sì che queste situazioni fossero affrontate insieme da tutta la città e non semplicemente da alcuni volenterosi, che vanno magari a trovare queste persone di notte“.
“Ho chiesto al prefetto di attivare un tavolo di approfondimento e di lavoro insieme […] Poi mi sono rivolto a tutte le realtà cattoliche, ma anche laiche […] per mettersi in gioco con disponibilità e magari anche qualche sacrificio.
Se non è possibile convincere queste persone ad andare nei dormitori, perché sono in troppi e queste persone amano stare da sole, allora cerchiamo di predisporre una piccola casa, magari un locale nelle parrocchie, nelle istituzioni religiose. Ho dato anch’io l’esempio aprendo all’ospitalità l’episcopio e ci sono già una trentina di persone che soggiornano, non solo di notte ma anche di giorno” – ha spiegato l’Arcivescovo.
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Un gesto di solidarietà, ma anche una mano tesa a chi è solo, agli ultimi e a chi è lontano dalla società, proprio come ci sta insegnando, in questi tempi, Papa Francesco.
ROSALIA GIGLIANO
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