Qual è la vera ricetta dell’Amaro Averna? Forse in pochi sanno che proviene da un monastero di Caltanissetta.
Trisavolo di Francesco Claudio Averna, patron dell’omonimo amaro, Fra Girolamo dell’Abbazia di Santo Spirito ha inventato la ricetta.
Il nome forse non ci dice nulla, o meglio, lo affianca ad un qualsiasi altro frate di un qualsiasi altro convento d’Italia. Ed invece, Fra Girolamo priore dell’Abbazia di Santo Spirito a Caltanissetta è l’inventore dei una ricetta che ha dato origine ad un prodotto di successo: l’Amaro Averna.
Francesco Claudio Averna, scomparso poco tempo fa e patron dell’Amaro, ha raccontato che il successo del suo prodotto è dovuto “ad un’antica ricetta segreta, donata al suo trisavolo da un frate cappuccino”, Fra Girolamo appunto.
Una ricetta che i frati, spesso, preparavano come rimedio per numerosi malanni, come il catarro, le febbri malariche e la cattiva digestione. Ma l’idea di produrlo anche al di fuori di un convento è partita grazie alla famiglia Averna. Nel 1868 don Salvatore, insieme ai figli Emilio, Michele e Francesco, notando che la produzione “personale” dell’amaro (per se, la sua famiglia ed i suoi amici) aveva avuto un discreto successo, decise di trasformare la sua tenuta di Xiboli in un opificio artigianale per la produzione dell’elisir. Un esempio di come nei monasteri si poteva trovare non solo guarigione spirituale ma anche quella fisica.
Ma il successo industriale vero e propria arriva solo dopo il secondo dopoguerra: nel 1958 viene fondata la Fratelli Averna Spa. Ma qual è la segreta ricetta dell’Amaro? Ad oggi, è ancora la stessa di come la preparava Fra Girolamo in convento: un mix di diversi tipi di erbe, radici e spezie naturali infusi in alcool puro, con i profumi e le fragranze degli oli essenziali degli agrumi.
“La ricetta è la stessa che Fra’ Girolamo diede al mio bisnonno. E chiunque sognasse di modificarla verrebbe trucidato immediatamente” – aveva confidato Francesco Claudio Averna – “Fra Girolamo si dilettava in erboristeria. Preparava diverse misture per pozioni medicinali. In pratica l’elisir e la sua ricetta furono un dono spontaneo dei frati per ringraziare il mio avo per il sostegno economico ricevuto”.
ROSALIA GIGLIANO
Fonte: aleteia.org
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