A Gesù non piacciono molto le ricchezze, perché vengono amministrate male. Ci dice qual è la vera ricchezza per un uomo, quella che non tramonta.
Una ricchezza che non ti abbandona, non ti può essere sottratta, ed è il vero “investimento” per il Regno dei cieli.
Aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési
Fil 3,17 – 4,1
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l’esempio che avete in noi. Perché molti – ve l’ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto – si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!
Parola di Dio
R. Andremo con gioia alla casa del Signore.
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore!».
Già sono fermi i nostri piedi
alle tue porte, Gerusalemme! R.
Gerusalemme è costruita
come città unita e compatta.
È là che salgono le tribù,
le tribù del Signore. R.
Secondo la legge d’Israele,
per lodare il nome del Signore.
Là sono posti i troni del giudizio,
i troni della casa di Davide. R.
I figli di questo mondo verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce.
Dal Vangelo secondo Luca
Lc 16,1-8
In quel tempo, Gesù diceva ai discepoli: «Un uomo ricco aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: “Che cosa sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non potrai più amministrare“.
L’amministratore disse tra sé: “Che cosa farò, ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ne ho la forza; mendicare, mi vergogno. So io che cosa farò perché, quando sarò stato allontanato dall’amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua“.
Chiamò uno per uno i debitori del suo padrone e disse al primo: “Tu quanto devi al mio padrone?”. Quello rispose: “Cento barili d’olio”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta, siediti subito e scrivi cinquanta”.
Poi disse a un altro: “Tu quanto devi?”. Rispose: “Cento misure di grano”. Gli disse: “Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta”.
Il padrone lodò quell’amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza.
I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce».
Parola del Signore
Gesù, con questa Parabola dell’amministratore disonesto, vuole dirci qualcosa che si potrà meglio capire con questo versetto, successivo al Vangelo di Luca proposto oggi: «Ebbene, io vi dico: fatevi degli amici con la ricchezza disonesta, perché, quando questa verrà a mancare, essi vi accolgano nelle dimore eterne» (Lc 16,9).
Gesù definisce la ricchezza come disonesta: a Gesù non è mai piaciuto il “dio denaro” dei “figli del mondo”. Perché? Perché può diventare un’illusione di potere che porta all’egoismo. Difficilmente chi ha molte ricchezze le amministra con altruismo, tende invece ad accumularle per sé.
Si legge il Luca 12, 21 “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”. Gesù si riferisce così duramente ad un uomo che aveva accumulato tutto per sé contando sulle ricchezze come il suo fondamento e come la sua certezza di vita. Non è invece così per chi, con le sue ricchezze, fa del bene agli altri.
L’amministratore disonesto, che non è da lodare per aver sperperato i beni del suo padrone, infine si renderà amici i suoi debitori, diminuendo quanto loro gli dovevano. Questo atteggiamento scaltro e non onesto nei confronti del padrone, viene da lui lodato perché quest’uomo, prima del suo licenziamento, si è fatto amico alcuni di coloro che erano in debito con lui, e quindi non resterà solo e nella disperazione.
Dio, spesso definito come “padrone” nelle parabole, non gode della rovina dei suoi figli, e per questo, nonostante la cattiva amministrazione di quel servo, è contento che abbia trovato qualcuno che lo accolga “nelle dimore eterne”. Quegli amici gli saranno riconoscenti e varranno più di ogni ricchezza. “Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro” (Sir 6,14).
Diceva Papa Francesco nell’Angelus del 22 settembre 2019: “Fatevi degli amici con la ricchezza”. È un invito a saper trasformare beni e ricchezze in relazioni, perché le persone valgono più delle cose e contano più delle ricchezze possedute. Nella vita, infatti, porta frutto non chi ha tante ricchezze, ma chi crea e mantiene vivi tanti legami, tante relazioni, tante amicizie attraverso le diverse “ricchezze”, cioè i diversi doni di cui Dio l’ha dotato”.
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