La presenza degli Angeli, come strumento per la salvezza dell’uomo, è attestata già nelle prime pagine della Bibbia: l’Antico Testamento ne è autorevole fonte.
Il ruolo salvifico degli Angeli è attestato sin dalle prime pagine della Sacra Scrittura, la quale rappresenta una fonte autorevole per approfondire queste straordinarie figure. L’Antico Testamento è la prima raccolta di fonti che ci parla della presenza angelica. È da li, infatti, che leggiamo come gli Angeli siano “spiriti destinati a servire, inviati in missione per il bene di coloro che devono ereditare la salvezza” (cfr Ebr. 1, 14).
Bisogna partire da una premessa: sono numerosissimi i passi dell’Antico Testamento che attestano e approfondiscono la figura angelica quale strumento di salvezza per l’uomo. Tra le prime figure a venire in contatto con gli Angeli menzioniamo Giacobbe. Egli, come il libro della Genesi ci insegna, addormentatosi sulla pietra di Bethel, vide prolungarsi sulla sua testa la “scala simbolica” sulla quale gli Angeli salgono e scendono.
Le stesse pagine dell’Antico Testamento fanno riferimento alla presenza angelica quale salvezza del popolo. Dobbiamo leggere i passi dell’Esodo per approfondire questa tematica. Furono infatti, come ci ricorda il portale Milizia di San Michele Arcangelo, gli stessi Angeli a guidare il popolo di Dio in tutte le strade. Divenuto ormai adulto e pronto a lasciare l’Egitto, il popolo di Dio si lasciò guidare dagli Angeli: “Un Angelo, senza dubbio l’Angelo di Giacobbe, cammina con la nube all’avanguardia degli Ebrei emigranti; al passaggio del mar Rosso, egli passa in retroguardia per difenderli dagli inseguimenti del Faraone” (Esodo).
La salvezza dell’uomo passa anche attraverso la profezia. E chi, se non gli Angeli di Dio,piò farsi carico dei salvifici annunci? Arriviamo così al libro dei Giudici, dove un Angelo si mostrò agli occhi di Gedeone, annunciandogli “che sterminerà Madian, e appoggia la sua profezia con la discesa del fuoco sul sacrificio dell’Israelita”. Sempre nello stesso libro, si attesta che un Angelo “annuncia alla moglie di Manué ed a Manué stesso la nascita di Sansone; e l’inviato celeste risale verso Dio nelle fiamme di un olocausto”.
Non meno interessante è l’attestazione, ancora una volta veterotestamentaria, della presenza angelica, come vigile custode dell’uomo. Nel libro dei Re, al primo capitolo, è attestato come il profeta Elia si sia affidato alla custodia degli Angeli. Fu, infatti, proprio un Angelo a far “mangiare il pane miracoloso la cui virtù lo sostiene durante un viaggio di 40 giorni”. Fu, ancora una volta un Angelo che gli ordinò di annunciare a Ocozia e ad Acaz la loro morte imminente.
Vogliamo menzionare ancora un riferimento, di estrema importanza, che ci rimanda alla storia di Tobia. La sua famiglia ricevette importanti prodigi da parte dell’Arcangelo Raffaele, entrato in scena sotto forma umana. “Uscì Tobia in cerca di uno pratico della strada che lo accompagnasse nella Media. Uscì e si trovò davanti l’Angelo Raffaele, non sospettando minimamente che fosse un Angelo di Dio”. Fu l’Arcangelo stesso a dirgli: “Non temere; partiremo sani e sani ritorneremo, perché la strada è sicura”.
Fabio Amicosante
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