Angelus, Papa Francesco, dalla Cattedrale di Ajaccio, fa un lungo discorso rivolto ai prelati, e chiede il dono della pace per chi vive il dramma della guerra.
In occasione della visita di Papa Francesco ad Ajaccio, in Corsica, il papa, prima di recitare la preghiera dell’Angelus nella Cattedrale Santa Maria Assunta, rivolge un lungo discorso a sacerdoti, vescovi, diaconi, consacrati, consacrate, seminaristi. Francesco parla dell’importanza di non essere sempre iperattivi e delle conseguenze, dell’esserlo.
«C’è da aver paura di quelle persone che sono sempre attive, sempre al centro, che magari per troppo zelo non si riposano mai, non prendono mai una pausa per sé stessi», dice Bergoglio. «Non va bene, c’è bisogno di spazi e momenti in cui ogni sacerdote e ogni consacrato si prende cura di sé. Un prete, una suora, un diacono che si trascura finirà anche per trascurare coloro che gli sono affidati».
Il pontefice sottolinea come sia essenziale avere una regola di vita, e i religiosi, a suo dire, la hanno, però poi non la mettono in atto. Questa norma di vita, spiega meglio il Papa, deve includere «l’appuntamento quotidiano con la preghiera e l’Eucaristia, il dialogo con il Signore, ciascuno secondo la spiritualità propria e il proprio stile». Bisogna, inoltre, trascorrere dei momenti in solitudine, sottolineando quanto è importante il discernimento.
«Non si vive di rendita con il Signore!», ma è necessario «guardarsi dentro, perché non ci succeda di essere macinati nei ritmi e nelle attività esterne e di perdere la consistenza interiore». Francesco spiega con chiarezza che è necessario mettere Dio al centro, e poi incalza:«C’è un pericolo nella mondanità che è la vanità: fare i pavoni, guardare troppo se stessi. La vanità è un brutto vizio. Non dimenticatevi del Signore, è il nostro capo, che lavora più di noi».
Papa Francesco chiede ancora pace: «La guerra è una sconfitta»
Il Papa, prima di dire l’Angelus, sottolinea ancora ai membri del clero quanto sia essenziale mettere al centro del loro ministero «fratelli e sorelle: il loro bene spirituale, la loro fame di speranza, il loro bisogno di ascolto e di vicinanza».
Francesco preme sull’importanza di cercare, «nel contesto di oggi, le vie pastorali più efficaci per l’evangelizzazione», ed esorta i religiosi a non lamentarsi, invitandoli a non temere di cambiare, «di rivedere i vecchi schemi, di rinnovare i linguaggi della fede, imparando allo stesso tempo che la missione non è questione di strategie umane».
Prendersi cura delle altre persone, secondo il pontefice, vuol dire occuparsi «di chi attende la Parola di Gesù, di chi si è allontanato da lui, di coloro che hanno bisogno di orientamento o di consolazione per le loro sofferenze. Prendersi cura di tutti, nella formazione e soprattutto nell’incontro. Incontrare le persone, là dove vivono e lavorano, in ogni circostanza».
Francesco esorta ancora i religiosi:«È brutto trovare un prete dal cuore amareggiato. Per favore, fermatevi davanti alle lamentele, alle invidie, l’invidia è un vizio giallo». Il Papa dice invece di dare più spazio «al senso dell’umorismo, alla semplicità evangelica». Poi chiude con un ulteriore monito:«Perdonate tutto, perdonate sempre: non torturare la gente nel confessionale. Io mai non ho dato l’assoluzione. Non dimenticatevi di piangere».
Prima di concludere e recitare l’Angelus, Papa Francesco fa un nuovo appello affinché si fermino tutte le guerre, e soprattutto, ricorda che la guerra è sempre una sconfitta.