Nell’Angelus di oggi, domenica 22 settembre 2024, papa Bergoglio ci ricorda cosa significa esercitare cristianamente il potere.
Papa Francesco aprendo l’Angelus odierno ha rammentato l’episodio evangelico narrato nella liturgia domenicale, incentrato sull’insegnamento di Gesù. Il Vangelo mostra il Signore impegnato ad attraversare la Galilea insieme ai discepoli.
Gesù annuncia loro cosa accadrà al culmine della sua vita: il mistero pasquale di morte e risurrezione. «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». I discepoli però, dice il Vangelo di Marco, non intendono affatto le parole del Maestro.
Tanto più che hanno altri pensieri per la testa. Interrogati da Gesù, tacciono di vergogna. Mentre Gesù confida loro il senso della propria vita, parlano infatti di potere. Vedendoli impegnati a stabilire chi sia il più grande tra di loro, il Signore rivolge loro queste parole: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Per mostrarlo, Gesù pone in mezzo ai discepoli un bambino, ossia colui che nel mondo antico aveva meno potere di tutti.
Abbracciando il bimbo, il Salvatore dice loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Le parole del Signore racchiudono una verità profonda, fa notare Francesco: «Il vero potere non sta nel dominio dei più forti, ma nella cura dei più deboli».
Il potere, insiste il Papa, tende a farci dimenticare un’altra verità: che siamo vivi perché siamo stati accolti. «Allora diventiamo dominatori, non servitori», ricorda Francesco. I primi a soffrire di questa mancata accoglienza sono proprio gli ultimi: piccoli, deboli e poveri.
Ancora oggi quante persone, chiede Francesco, soffrono e muoiono a causa di lotte di potere. Sono vite rifiutate dal mondo. Anche Gesù ha condiviso questa sorte: anche il Verbo incarnato è stato rifiutato dal “mondo”. Consegnato nelle mani degli uomini, Cristo non trovò un abbraccio, se non quello doloroso della croce.
Il Vangelo però, continua il Papa, rimane «parola viva e piena di speranza». Infatti «Colui che è stato rifiutato è risorto, è il Signore!» Francesco poi, rivolgendosi alla folla dei fedeli e idealmente a ognuno di noi, ha chiesto: «So riconoscere il volto di Gesù nei più piccoli? Mi prendo cura del prossimo, servendo con generosità? E viceversa, ringrazio chi si prende cura di me?».
Il Papa ha concluso l’Angelus invocando la Vergine Maria, affinché la Madre del Signore ci aiuti a essere come lei: liberi dalla vanagloria e pronti a servire.
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