Nella Domenica della Parola papa Francesco all’Angelus pone l’interrogativo dell’uomo di ogni tempo: riconoscere Gesù come Figlio di Dio e sentirsi bisognosi del suo annuncio di salvezza.
La meditazione di papa Francesco sul Vangelo durante l’Angelus di oggi 26 gennaio, in cui ricorre anche la Domenica della Parola verte su alcuni importantissimi quesiti. Sono interrogativi che si ponevano gli uomini all’udire le parole di Gesù e allo stesso modo sono attuali anche oggi, domande che sgorgano dal cuore dell’uomo contemporaneo.
L’evangelista Luca nel brano della liturgia odierna mostra Gesù che a Nazareth insegnava nella sinagoghe e prendendo il rotolo del profeta Isaia iniziò a leggere. Si rivela come Messia, con lo Spirito del Signore su di lui, mandato ad annunciare ai poveri il lieto annuncio, così come la liberazione ai prigionieri e la vista ai ciechi.
Il Signore, in questo episodio, pone quindi la scelta sulla sua identità ai presenti che sono presi, come sottolinea il papa, da “sorpresa e sconcerto“.
Gli interrogativi sull’identità di Gesù
Il pontefice, come è solito fare, pone domande e in questo caso sono gli stessi interrogativi che interpellavano gli uomini al tempo di Gesù. Trovandosi di fronte a quest’uomo, il quesito è stato riconoscerlo come Figlio di Dio e anche per noi oggi è la stessa cosa.
Il papa chiede, infatti, “Anche noi oggi siamo intepellati e chiamati a riconoscere in Lui il Figlio di Dio“. Spiega che anche quanti pensano di avere un rapporto vicino al Signore, perché credenti fin dall’infanzia, cresciuti in parrocchia o in un Paese di cultura cattolica, non sono esenti da questo profondo interrogativo.
Soprattutto, la domanda è sul sentirsi bisognosi di questo annuncio di salvezza, di identificarsi con i poveri, i ciechi, i prigionieri. Soltanto se avviene questo importante quesito può esserci la grazia. Dice a proposito il papa: “Solo allora l’anno di grazia sarà in me“.
La vicinanza ai Paesi in guerra
Subito dopo la preghiera dell’ Angelus papa Francesco ha rivolto la sua attenzione a menzionare alcuni Paesi che vivono situazioni drammatiche di conflitti armati. La prima menzione è stata per il conflitto in Sudan, iniziato nel 2023.
Papa Francesco ha espresso la sua vicinanza alla popolazione e la piena solidarietà a coloro che stanno affrontando una situazione così difficile. Non solo: ha voluto fare un esplicito appello alle parti in guerra affinché cessino le ostilità e accettino di sedere ad un tavolo di negoziati.
L’auspicio e la preghiera del papa sono rivolte alla ricerca di “strade per la pace“. Un altro pensiero è stato rivolto alla situazione della Colombia, in particolare alla zona di Catatumbo in cui si verificano terribili scontri armati e ci sono oltre 30 mila sfollati.
Altre ricorrenze di questi giorni
Il ricordo del papa è andato anche alla Giornata Mondiale dei malati di lebbra che ricorre oggi e il suo invito è alla solidarietà e a non far sentire emarginati coloro che soffrono di questa drammatica patologia.
Il papa ha anche rivolto un sentito ricordo alla Giornata Mondiale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto che si celebra domani, di cui ricorrono 80 anni dalla liberazione dei milioni di ebrei e persone di altre confessioni e categorie dai campi di concentramento.
“L’orrore dell’Olocausto non può essere né dimenticato nè negato” sostiene papa Francesco che ha consigliato di ascoltare la testimonianza di una sopravvissuta, Edith Bruck, nella trasmissione “Che tempo che fa?” in onda staseta in Tv.
Infine, dopo il saluti ai giornalisti che in questi giorni hanno vissuto il Giubileo della Comunicazione esortandoli ad essere ” narratori di speranza“, ha lasciato al parola ad un ragazzo dell’Azione Cattolica dei ragazzi. In breve discorso il ragazzino ha auspicato che i grandi della terra possano passare la Porta Santa insieme in modo da far “zittire le armi“. Questo concetto è stato esaltato entusiasticamente dal papa.