È la domenica della festa di nonni, a un mondo che tende a scartare i fragili il Vangelo lancia una sfida interessante.
Papa Francesco nella riflessione di questa ultima domenica di luglio trova nel Vangelo delle indicazioni per vivere la nostra responsabilità di fronte al prossimo.
Oggi il Vangelo ci parla del miracolo dei pani e dei pesci un segno in cui i protagonisti compiono tre gesti offrire, rendere grazie e condividere. Offrire. Un ragazzo ha 5 pani e 2 pesci li mette a disposizione. È il gesto con cui riconosciamo di avere qualcosa da dare e lo offriamo, sappiamo che è poco ma lo doniamo, è un gesto che può sembrare niente rispetto ai grandi bisogni dell’umanità, come cinque pani e due pesci sono niente per sfamare migliaia di persone. Tuttavia, Dio ne fa la materia per il miracolo più grande, quello in cui lui stesso si rende presente in mezzo a noi per la salvezza del mondo.
Rendere grazie è il secondo gesto. Riconoscere di fronte al Signore con umiltà e gioia che tutto quello che abbiamo è dono suo e che, per ringraziarlo possiamo solo restituire ciò che ci ha donato, aggiungendo anche solo qualcosina, il proprio povero amore. Il Signore riceve anche il piccolo gesto. Condividere. Succede a Messa nella comunione quando ci accostiamo all’Eucarestia cibo per tutti, dono di grazia . Chiediamoci se crediamo davvero, per grazia di Dio, di avere qualcosa di unico da donare ai fratelli; se siamo protagonisti di un bene da donare, se riusciamo ad essere grati al Signore e vivere la condivisione con gli altri.
Il Santo Padre esprime dolore alle vittime per le calamità e la fame, e riflette ancora una volta sul fatto che si bruciano risorse costruendo armi e alimentando le guerre. È uno scandalo che non possiamo tollerare, contraddice lo spirito di fratellanza che stiamo vivendo con le olimpiadi. Oggi è la giornata dei nonni e lo slogan dice “Nella vecchiaia non abbandonarmi”. La giornata odierna, nel cuore dell’estate, ci ricorda di rafforzare l’alleanza tra giovani e anziani, e dire no alla loro solitudine.
Gesù si preoccupa di dare da mangiare, c’è qualcuno che ha fame e qualcuno che sfama. Quanti tipi di fame si possono avere? Fame di pane, fame di Dio, della Sua Parola, fame di sacramenti, fame di amore, di giustizia, fame di futuro. Forse la fame che balza subito agli occhi è la fame di pane. Dando uno sguardo al mondo che ci circonda vediamo che c’è chi muore di fame e chi muore di troppo cibo.
Prima di chiederci come sfamare noi stessi e il prossimo, oggi è più che mai urgente interrogarci se si abbia realmente fame. Mangiare troppo fa male, ma mangiare poco anche, si rischia di non dare il nutrimento necessario al corpo che non è altro che lo strumento per realizzare il progetto di Dio, il Regno di Dio. Chi mangia poco rischia di diminuire a tal punto le quantità da smettere di avere bisogno di mangiare. Siamo quasi tristemente abituati a che c’è una parte del mondo muore di fame e l’altra di eccessi.
Ci siamo convinti che: “il problema non l’ho creato io e non lo posso risolvere io”; la fame di tanti fa cadere le braccia alla generosità; tendiamo a non sperare di fronte alla folla di disperati…tanto così deve andare; siamo abituati al malcostume, alla sfacciataggine dei prepotenti; assuefatti alla menzogna; abituati all’idea che ci hanno strappato il futuro, spezzato le ali ai nostri sogni, svilito ogni anelito ad essere e ad essere al meglio; non abbiamo più fiducia nel domani, nella possibilità di cambiare e di migliorare, non abbiamo più il coraggio di credere, sperare e amare, in una parola non abbiamo più il coraggio di osare.
Ma la Buona Novella ci illumina. Gesù vede il bisogno di fame della gente e invita i suoi a dare loro da mangiare. È un chiaro invito alla responsabilità. Con Papa Francesco anche noi diciamo che una fede autentica non è mai comoda o individualistica, ma implica sempre un profondo desiderio di cambiare, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra (Cf. EG n.183). Non possiamo restare indifferenti rispetto alla fame di chi ci sta accanto.
La fame di pane, la fame di giustizia e quella di futuro rimandano alla nostra responsabilità e quindi ad altre due forme di fame: la fame di impegno e la fame di fedeltà. Ma in realtà non sono che tante facce di un’unica fame quella di Dio, la sola che in realtà non potremo mai colmare, ma che dobbiamo sempre più desiderare e accrescere. Solo se radichiamo ogni sforzo in Dio allora costruiremo veramente in Regno di Dio, regno di verità, di giustizia e di pace. C’è una preghiera molto bella che fa pensare, di R. Prieto:
Farsi pane
Può essere bello, ma non è certo facile farsi pane.
Significa che non puoi più vivere per te, ma per gli altri.
Significa che devi essere disponibile, a tempo pieno.
Significa che devi avere pazienza e mitezza, come il pane che si lascia impastare, cuocere e spezzare.
Significa che devi essere umile, come il pane, che non figura nella lista delle specialità; ma è sempre lì per accompagnare.
Significa che devi coltivare la tenerezza e la bontà, perché così è il pane, tenero e buono.
“Fammi sentire la tua presenza”. È la preghiera della sera da recitare questo Giovedì per…
Gesù ci ha offerto molti insegnamenti di vita cristiana attraverso le sue parabole. Tra queste,…
La commovente storia di un uomo concepito da uno stupro che esalta il coraggio della…
Nell'attesa del Giubileo, Papa Francesco istituisce una festa davvero particolare per dare maggior risalto a…
Tutto ha inizio con la venerazione di un sacerdote alla Madonna del Lume che si…
Per nove giorni consecutivi ci rivolgiamo con fiducia alla Vergine Maria che per il tramite…